Autore: Federica
D'Ascani
Pagine: 274
Editore: Triskell
Edizioni
Data
di pubblicazione: 20 maggio 2019
Trama
Quando
Teresa partorisce e sente per la prima volta il pianto di suo figlio
pensa che non possa esserci gioia più grande di quella che sta
vivendo: Libero, suo marito, è in una stanza a pochi passi e Paolo,
il suo piccolo appena nato, a un soffio.
Ma il tempo passa e nessuno, in sala, la degna di uno sguardo. C'è qualcosa che non va. E poi la sentenza: suo figlio è morto, suo figlio è deforme, suo figlio non merita neanche di essere visto.
La vita di Teresa diventa il fulcro dell'Inferno in una manciata di secondi, e tutta l'allegria provata fino a quel momento scema per lasciare posto a un vuoto incolmabile.
Ma Teresa non sa la verità: Paolo è vivo, Paolo è in buona salute, Paolo ha la sindrome di Down ed è stato appena mandato in manicomio.
C'è stato un tempo in cui nascere diversi era un modo come un altro per non esistere, un tempo in cui bambini e adulti, se pazzi o anormali, venivano semplicemente dimenticati.
E se per Paolo le cose andassero in maniera diversa?
Ma il tempo passa e nessuno, in sala, la degna di uno sguardo. C'è qualcosa che non va. E poi la sentenza: suo figlio è morto, suo figlio è deforme, suo figlio non merita neanche di essere visto.
La vita di Teresa diventa il fulcro dell'Inferno in una manciata di secondi, e tutta l'allegria provata fino a quel momento scema per lasciare posto a un vuoto incolmabile.
Ma Teresa non sa la verità: Paolo è vivo, Paolo è in buona salute, Paolo ha la sindrome di Down ed è stato appena mandato in manicomio.
C'è stato un tempo in cui nascere diversi era un modo come un altro per non esistere, un tempo in cui bambini e adulti, se pazzi o anormali, venivano semplicemente dimenticati.
E se per Paolo le cose andassero in maniera diversa?
Una
cosa, per me, comprovata è che adoro lo stile e le storie della
D'Ascani. Con me non ha sbagliato un colpo... finora (come faccio a
metterti ansia altrimenti?)
Paolo
è un bambino down che viene alla luce alla fine degli anni '4o. A
causa dei pregiudizi del periodo viene spedito in manicomio senza che
la mamma Teresa abbia modo di stringerlo tra le braccia neanche un
minuto. Il luogo in cui viene portato è più terrificante del
peggior incubo a cui si possa pensare.
Odiava
quel posto, odiava tutto della struttura in cui lavorava, eppure
sentiva di poter far del bene solo in quel luogo. Lì, tra i
dimenticati. Lì, tra i bambini che nessuno voleva o accettava.
Specialmente quelli appena nati, come il piccolino che ora osservava
dormire nel calore di un abbraccio che gli era stato negato.
******
Perché
al Santa Maria morivano tutti, non solo i pazienti.
Mi
aspettavo una lettura bella, emozionante e stranziante ma questo
libro mi ha dato molto di più. Ho dovuto aspettare qualche giorno
per riuscire a raccogliere le idee e sfido chiunque a rimanere
insensibile a queste parole.
Durante
la lettura non ho potuto fare a meno di arrabbiarmi spesso nel
leggere di tutte le crudeltà perpetrate contro dei poveri bambini.
Il loro unico “torto” è non aver avuto la fortuna di nascere
“NORMALI”. Vedere medici che hanno studiato per aiutare, curare e
guarire il prossimo disumanizzare così quelle povere creature è
stato tremendo. Come terrificante è il comportamento di persone che
dicono di amare Dio.
«Quella
donna… una donna di chiesa, una che dovrebbe tenere molto più di
me e di lei alla salute delle anime in Terra, stava legando quel
povero bambino autistico alla rete metallica! Nudo! Capisce? Nudo!»
La
totale assenza di carità cristiana di questi soggetti li ha fatti
sembrare, ai miei occhi, più bestiali di coloro che loro
consideravano mostri. Invece sono solo creature speciali che hanno
bisogno di affetto come tutti noi.
Avvertì
un improvviso calore alle ginocchia e chinò il capo in basso,
distogliendo l’attenzione che aveva rivolto morbosamente al
termosifone accanto al lettino. Vide il piccolo abbracciarle le
gambe. Un semplice gesto d’affetto di un bambino che avrà avuto al
massimo quattro anni. Un gesto che le fece stringere la gola, il
petto, le vene. Perché si sentì impotente davanti a quella
tenerezza. Perché seppe di non poter ricambiare l’affetto di tutti
quei bambini desiderosi d’amore. Perché comprese di non poter
salvare nessuno dei pazienti presenti, in quel momento, nel
dormitorio.
Oh,
come avrebbe voluto far qualcosa di più!
Si
fermò, posò l’asciugamano sul bordo del lettino e si chinò sulle
ginocchia, portando il suo volto al livello di quello del bimbo. Gli
sorrise, lo abbracciò e gli baciò la fronte.
«Mamma,»
disse semplicemente quello, incapace di pronunciare altro, e Sara
cedette a un pianto silenzioso, straziante, doloroso, serrando il
piccolo ancora di più al proprio petto.
A
risollevarmi un po' ci hanno pensato i personaggi positivi del libro:
la dott.ssa Gigli con la sua forza e la sua generosità; l'infermiera
Sara con il suo coraggio e dedizione. Federica ha fatto un ottimo
lavoro di sviluppo psicologico di tutti i soggetti presenti qui. Ho
amato infinitamente i personaggi buoni parteggiando per loro fino
alla fine sperando che tutto si risolvesse in positivo. Avrei
torturato lentamente e dolorosamente i due “bravi medici” e la
suora senza cuore.
Ancora
una volta Federica è riuscita a coinvolgermi con i personaggi e con
la loro storia.
Grazie, tesoro! E sì, ogni volta con te ho una pressione psicologica pazzesca :D sono contenta di essere riuscita a entrarti nel cuore anche stavolta. Grazie grazie!
RispondiEliminaGrazie a te per le meravigliose storie che riesci a creare
EliminaPosso solo immaginare quanto sia doloroso leggere questo libro. Sono così felice che ti sia piaciuto.
RispondiEliminaUn libro bellissimo anche se pieno di dolore e rabbia
Elimina