sabato 15 giugno 2019

Recensione #357 Il bambino che non poteva amare by Federica D'Ascani



Titolo: Il bambino che non poteva amare
Autore: Federica D'Ascani
Pagine: 274
Editore: Triskell Edizioni
Data di pubblicazione: 20 maggio 2019
Trama
Quando Teresa partorisce e sente per la prima volta il pianto di suo figlio pensa che non possa esserci gioia più grande di quella che sta vivendo: Libero, suo marito, è in una stanza a pochi passi e Paolo, il suo piccolo appena nato, a un soffio.
Ma il tempo passa e nessuno, in sala, la degna di uno sguardo. C'è qualcosa che non va. E poi la sentenza: suo figlio è morto, suo figlio è deforme, suo figlio non merita neanche di essere visto.
La vita di Teresa diventa il fulcro dell'Inferno in una manciata di secondi, e tutta l'allegria provata fino a quel momento scema per lasciare posto a un vuoto incolmabile.
Ma Teresa non sa la verità: Paolo è vivo, Paolo è in buona salute, Paolo ha la sindrome di Down ed è stato appena mandato in manicomio.
C'è stato un tempo in cui nascere diversi era un modo come un altro per non esistere, un tempo in cui bambini e adulti, se pazzi o anormali, venivano semplicemente dimenticati.
E se per Paolo le cose andassero in maniera diversa?


Una cosa, per me, comprovata è che adoro lo stile e le storie della D'Ascani. Con me non ha sbagliato un colpo... finora (come faccio a metterti ansia altrimenti?)

Paolo è un bambino down che viene alla luce alla fine degli anni '4o. A causa dei pregiudizi del periodo viene spedito in manicomio senza che la mamma Teresa abbia modo di stringerlo tra le braccia neanche un minuto. Il luogo in cui viene portato è più terrificante del peggior incubo a cui si possa pensare.
Odiava quel posto, odiava tutto della struttura in cui lavorava, eppure sentiva di poter far del bene solo in quel luogo. Lì, tra i dimenticati. Lì, tra i bambini che nessuno voleva o accettava. Specialmente quelli appena nati, come il piccolino che ora osservava dormire nel calore di un abbraccio che gli era stato negato.
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Perché al Santa Maria morivano tutti, non solo i pazienti.
Mi aspettavo una lettura bella, emozionante e stranziante ma questo libro mi ha dato molto di più. Ho dovuto aspettare qualche giorno per riuscire a raccogliere le idee e sfido chiunque a rimanere insensibile a queste parole.
Durante la lettura non ho potuto fare a meno di arrabbiarmi spesso nel leggere di tutte le crudeltà perpetrate contro dei poveri bambini. Il loro unico “torto” è non aver avuto la fortuna di nascere “NORMALI”. Vedere medici che hanno studiato per aiutare, curare e guarire il prossimo disumanizzare così quelle povere creature è stato tremendo. Come terrificante è il comportamento di persone che dicono di amare Dio.
«Quella donna… una donna di chiesa, una che dovrebbe tenere molto più di me e di lei alla salute delle anime in Terra, stava legando quel povero bambino autistico alla rete metallica! Nudo! Capisce? Nudo!»
La totale assenza di carità cristiana di questi soggetti li ha fatti sembrare, ai miei occhi, più bestiali di coloro che loro consideravano mostri. Invece sono solo creature speciali che hanno bisogno di affetto come tutti noi.
Avvertì un improvviso calore alle ginocchia e chinò il capo in basso, distogliendo l’attenzione che aveva rivolto morbosamente al termosifone accanto al lettino. Vide il piccolo abbracciarle le gambe. Un semplice gesto d’affetto di un bambino che avrà avuto al massimo quattro anni. Un gesto che le fece stringere la gola, il petto, le vene. Perché si sentì impotente davanti a quella tenerezza. Perché seppe di non poter ricambiare l’affetto di tutti quei bambini desiderosi d’amore. Perché comprese di non poter salvare nessuno dei pazienti presenti, in quel momento, nel dormitorio.
Oh, come avrebbe voluto far qualcosa di più!
Si fermò, posò l’asciugamano sul bordo del lettino e si chinò sulle ginocchia, portando il suo volto al livello di quello del bimbo. Gli sorrise, lo abbracciò e gli baciò la fronte.
«Mamma,» disse semplicemente quello, incapace di pronunciare altro, e Sara cedette a un pianto silenzioso, straziante, doloroso, serrando il piccolo ancora di più al proprio petto.
A risollevarmi un po' ci hanno pensato i personaggi positivi del libro: la dott.ssa Gigli con la sua forza e la sua generosità; l'infermiera Sara con il suo coraggio e dedizione. Federica ha fatto un ottimo lavoro di sviluppo psicologico di tutti i soggetti presenti qui. Ho amato infinitamente i personaggi buoni parteggiando per loro fino alla fine sperando che tutto si risolvesse in positivo. Avrei torturato lentamente e dolorosamente i due “bravi medici” e la suora senza cuore.
Ancora una volta Federica è riuscita a coinvolgermi con i personaggi e con la loro storia.




4 commenti:

  1. Grazie, tesoro! E sì, ogni volta con te ho una pressione psicologica pazzesca :D sono contenta di essere riuscita a entrarti nel cuore anche stavolta. Grazie grazie!

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    1. Grazie a te per le meravigliose storie che riesci a creare

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  2. Posso solo immaginare quanto sia doloroso leggere questo libro. Sono così felice che ti sia piaciuto.

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    1. Un libro bellissimo anche se pieno di dolore e rabbia

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