lunedì 10 giugno 2019

Recensione #353 Tra di noi una vita intera by Melanie Levensohn


Uno dei periodi storici che trovo più interessanti è quello della Seconda Guerra Mondiale, così quando Susy mi ha proposto di partecipare a questo Review Tour, ho subito accettato.

Autrice: Melanie Levensohn
Titolo: Tra di noi una vita intera
Editore: Corbaccio
Data di pubblicazione: 6 giugno 2019
Pagine: 316
Trama
Tre donne, tre epoche, tre destini indissolubilmente legati da una promessa
Parigi, 1940. Judith, giovane studentessa ebrea, è minacciata dall’occupazione nazista ed è ormai costretta a vivere in clandestinità. Insieme al fidanzato Christian, figlio di un ricco banchiere, progetta una fuga in Svizzera ma, a poche ore dalla partenza, il suo nascondiglio viene scoperto e lei deportata. Da allora non si sa più nulla di lei.
Montreal, 1982. Jacobina non ha mai avuto un buon rapporto con il padre e sono decenni che vive a Washington, ma adesso il padre è in punto di morte e le ha chiesto di andare al suo capezzale per farsi fare una promessa solenne: Jacobina deve impegnarsi a cercare Judith, una sorellastra di cui lei ignorava l’esistenza e che il padre ha visto per l’ultima volta a Parigi prima della guerra e prima di abbandonare la Francia per rifarsi una vita in Romania.
Washington, 2006. Béatrice, parigina, lavora alla Banca Mondiale e si è trasferita da poco negli Stati Uniti. Nonostante il lavoro massacrante, Béatrice opera anche come volontaria in un centro di assistenza. Le viene affidata una signora anziana, Jacobina, che vive da sola e che non sembra provare alcuna simpatia per chi la assiste: ma quando scopre di avere di fronte una ragazza francese decide di mantenere finalmente la promessa fatta al padre e le chiede di aiutarla a trovare notizie della sorella mai conosciuta. La storia narrata da Jacobina spinge Béatrice ad avviare una ricerca attraverso i decenni e i continenti, una ricerca che la porterà a scoprire una verità che la coinvolge ben più di quanto non pensi.



Il libro che vede protagoniste tre donne e le loro vite in epoche diverse, Jacobina, Judith e Beatrice, mi è piaciuto molto di più di quello che credevo.
Il romanzo inizia con Jacobina che nel 1982, seduta al capezzale del padre, accetta di ritrovare la sorellastra, di cui non era a conoscenza. Judith, è rimasta in Francia mentre il genitore era tornato in Romania, proprio nel periodo più buio della storia degli ebrei.
Nel 2006 incontriamo, infine, Beatrice che lavora in una grande banca.
Jacobina, bensì dia il via al libro, la si vede davvero troppo poco. Non sono riuscita a farmi un'idea precisa su di lei anche se la sua presenza si fa sentire durante la storia. Sarebbe stato interessante un POV con lei protagonista in cui narra la sua vita.
Judith è stata da subito la mia preferita e lo è rimasta per tutto il romanzo. I suoi capitoli erano quelli che aspettavo con più curiosità e ansia. La sua vita dall'inizio dell'occupazione tedesca in Francia è descritta in maniera molto vivida. Sempre terribile e, purtroppo, attuale leggere di come gli ebrei vengono ghettizzati piano piano. Gli viene tolto tutto e devono affrontare un'esistenza davvero misera.
Anche Christian è stato difficile da inquadrare. Inizialmente mi è parso tenero e dolce, ma con il trascorrere del tempo e l'evoluzione del nuovo modo di pensare, alcune sue azioni non mi sono piaciute.
Beatrice è sicuramente quella con cui ho avuto più problemi e di cui ho sperato avvenisse un cambiamento fondamentale, durante la lettura. È sembrata subito superficiale, sciocca ed egoista. Nei confronti del lavoro, verso Joaquin suo compagno e soprattutto riguardo a Jacobina. Commette troppe leggerezze sul lavoro convinta di avere una promozione a portata di mano. Non comprende l'affetto paterno che ha Joaquin nei confronti della figlia adolescente, Laura, facendo spesso più capricci di lei. Non che giustifichi i comportamenti dell'uomo, ma Beatrice era davvero troppo egoista. Con Jacobina sembra aver sviluppato un rapporto di vero affetto e amicizia, ma non esita a spegnere il telefono quando la donna cerca di contattarla con insistenza. Un soggetto che non ha saputo mai riscattarsi ai miei occhi.
Ho apprezzato molto lo stile narrativo della Levensohn intrigante, coinvolgente e molto empatico. Non ho avuto la minima difficoltà nell'immedesimarmi in Judith, un po' meno in Beatrice, ma perché non ho gradito il suo personaggio.
La storia in sé è toccante ed emozionante soprattutto per le descrizioni della vita di quel periodo e le brutture a cui sono stati sottoposti gli ebrei.

Il finale non mi è dispiaciuto e lo trovo perfetto per la storia, ma il mio animo romantico avrebbe voluto che le cose finissero in modo diverso.
Qui sotto il calendario con i blog coinvolti nel Review Tour.





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