Il
19 aprile 2018 ho partecipato, presso la Libreria Nuova Europa
nel centro commerciale I Granai di Roma, ad un incontro
interessante con Rosella Postorino.
Perché
ho deciso di partecipare a questo evento? Semplice, ero molto
curiosa. Inoltre a Milano, a Tempo di Libri, non avevo avuto la
possibilità di seguire l’incontro con questa autrice.
Questo
appuntamento è stato molto interessante, sia per il libro (che io
ancora non ho letto, ma ho chiaramente in lista, mentre lo ha letto
la nostra Dolci (recensione)
sia per la modalità con cui è stato condotto.
L’evento
è stato guidato da Laura Ganzetti, curatrice del Gruppo di Lettura
(GdL) della libreria, ma in realtà la vera anima di tutta la
manifestazione sono stati i partecipanti del GdL, che hanno
conversato con l’autrice Rosella Postorino in modo molto dinamico.
Rosella si è rivolta a tutti in modo diretto, a volte molto
colorito, ha anche “rimesso a posto” con determinazione un
lettore che, forse inavvertitamente (me lo auguro per lui), le aveva
fatto una osservazione poco carina, al limite dell’offensivo.
Rosella, sempre con il sorriso, gli ha detto che era stato poco
delicato.
Doveva
seguire la presentazione vera e propria del romanzo, ma, visto che il
confronto con il GdL era molto attivo e coinvolgente, Rosella ha
“inglobato” nella conversazione anche Luca Briasco.
L’incontro
ha preso l’avvio con Laura Ganzetti, la quale ha presentato
l’autrice e ha spiegato con funziona il GdL, ha illustrato come
viene scelto il libro da leggere e quali sono gli impegni che
accettare di aderire comporta. Ha poi iniziato ad evidenziare come i
lettori hanno focalizzato alcuni temi di questo romanzo. I primi temi
che sono stati colti dal GdL sono stati il cibo e la fame: infatti
molti lettori avevano trovato nella fame la spinta primordiale di
questo romanzo. Laura ha anche precisato che, prima di affrontare la
lettura del romanzo, il GdL si è documentato in merito alla vera
storia delle assaggiatrici.
Hanno
avviato il dibattito i lettori, rispondendo ad una sollecitazione da
parte di Laura sulla diversità tra la prima e la seconda parte del
libro. Alcuni affermavano che si era avvertito un cambio di passo
letterario notevole, poiché la prima parte è più statica, essendo
una parte di “ambientazione”, mentre nella seconda parte il
racconto diventa più dinamico e attraverso le emozioni di Rosa si
entra nell’epoca trattata e nella “storia”. C’è anche un
cambio di spinta: nella prima parte il motore della storia è la
fame, nella seconda parte la fame perde la sua forza. Inoltre
molti notavano che la prima parte è una sorta di studio dei
personaggi, poi tutto cambia e il racconto diventa più
interessante.
Rosella
Postorino ha risposto così, dopo aver ascoltato con attenzione tutti
i “commenti” dei componenti del GdL:
È
la prima volta che mi fanno notare un “cambio di passo”. In
realtà questo non c’è tra prima e seconda parte, sicuramente c’è
tra prima e terza parte. La seconda parte sembra più
veloce perché c’è la “storia d’amore”. Il clima
di paura invece si vive solo attraverso le emozioni di Rosa; quando
Rosa si abitua, cade la paura. Rosa è ridotta ad una cavia, la vita
si sospende, questa è la base della prima parte. Nella seconda parte
la mancanza di una vita viene sostituita dal “contatto”. Qui
tutto può succedere. La terza parte è poi il vero epilogo.
Una
lettrice ha fatto presente che attraverso questo romanzo ha potuto
vedere la guerra dal punto di vista dei tedeschi.
Il
mio interesse era soprastorico, era più volto alle relazioni. Mi
sono ritrovata a scrivere un romanzo storico quasi inconsapevolmente.
A
questo punto è stato coinvolto nel discorso anche Luca e l’incontro
è diventato molto interessante, perché sono stati toccati temi
importanti quali lo stile letterario, il lavoro di documentazione e
poi sono state fatte anche domande di ordine generale, curiosità
vere che ogni lettore ha.
Alcuni
membri del GdL hanno fatto notare che il linguaggio usato nel
romanzo è secco, asciutto. Anche la scrittura è semplice, quasi
scarna.
Luca
ha fatto riferimento al romanzo precedente dell’autrice (Il
corpo docile, Torino, Einaudi, 2013) per porre l’attenzione sul
linguaggio.
Il
linguaggio asciutto è totalmente assorto nella corporeità. C’è
sensualità in come queste donne mangiano.
Io
racconto le cose attraverso il corpo, perché le emozioni passano da
lì.
Questo
ha fatto sì che il libro fosse apprezzato dai lettori, sia per il
linguaggio sia per il tema. Questa è la storia di una assaggiatrice
che entra in contatto con altre assaggiatrici.
Luca
ha letto un brano per far apprezzare questo linguaggio così
semplice, il brano relativo al bombardamento durante il quale Rosa
perde la madre (Le assaggiatrici, Milano, Feltrinelli, 2018,
pag.36-37 Poi il soffitto tremò…)
“Le
assaggiatrici” è scorrevole, semplice. È un libro che
si fa leggere. Amo molto associare ad un sostantivo un
aggettivo che non ti aspetti, un accostamento inconsueto, ma che sia
legato al contesto. Il mio linguaggio ha il punto di forza
nell’essere parchi, se posso dire una cosa con una parola e non con
dieci, io uso una parola.
Quanto
sei contenta di questo lavoro?
Sono
molto contenta. Ero già contenta con “Il corpo docile”.
Il
libro è curato tanto, nell’aspetto editoriale, a cominciare dalla
copertina fino all’editing.
Volevo
una copertina che non lo facesse apparire come un romanzo storico.
Volevo che fosse un romanzo tout court. La copertina è opera di un
grafico molto bravo, Guerri, che ha trovato una immagine di moda
degli anni ’40. La pettinatura richiama l’epoca. Questa è una
copertina che attrae. Ci rappresenta la pluralità della protagonista
e il rosso, sia della farfalla sia del rossetto, sul pallore del
volto è “disturbante”. Questa è una copertina chiara,
dice tante cose, è esaustiva.
Il
romanzo parte da un fatto storico, vero. È anche molto dettagliato e
curato. Come ha proceduto?
Ho
proceduto in modo totalmente disordinato. Ho letto, o riletto, tanta
letteratura di quel tempo, ho anche letto romanzi ambientati nella
Seconda Guerra e poi anche studi di psicologia su Hitler. Ho anche
trovato libri di ricette di Hitler o di filastrocche. Tutto questo
nel corso dei tre anni in cui sono stata impegnata nella scrittura.
Io non faccio una scaletta, non so cosa mi servirà, quindi
leggo tanto e incamero. Io avevo solo l’impronta
generale. Mi butto nell’ignoto, anche con la paura dell’ignoto.
Lavoro nella maniera più disordinata, quindi ho bisogno di leggere
tanto, anche perché scrivo le cose mentre accadono.
Il
finale è un po’ misero, forse servivano pagine in più?
Assolutamente
no. È un epilogo. Anzi me lo hanno fatto tagliare perché era troppo
lungo. Tutto quello che io volevo è che ci fosse questo incontro.
Nel finale non c’è crudezza, ma solo delicatezza. Alcuni sono
rimasti insoddisfatti dal finale, ma io non volevo un finale
hollywoodiano. Finisce con lei che non ha niente, non può
ricostruire niente… ha solo imparato a sopravvivere.
Sul
finale mi soffermo un attimo, perché so che anche Dolci appartiene
alla categoria di quelle “insoddisfatte”.
Dopo la presentazione mi sono fermata a parlare con Deborah (Scheggia
tra le pagine) che ho conosciuto a dicembre e poi incontrata
diverse volte. Lei faceva notare che il finale non poteva essere
diverso da come è perché il ruolo delle assaggiatrici è terminato,
non c’è più Hitler, quindi non c’è più bisogno che il pulmino
le passi a prendere per portarle al loro lavoro.
Al
termine, veramente ci hanno quasi dovuto cacciare dal centro
commerciale perché nel frattempo era sopraggiunta l’ora di
chiusura, Rosella si è fermata per autografare il proprio libro e
scambiare due parole con ognuno dei suoi lettori.
(Nota:
in blu gli interventi di Luca Briasco,
in corsivo le parole di Rosella Postorino, in grassetto
e rosa – per far contenta Dolci - le domande dei
membri del GdL)
gli incontri con gli autori sono bellissimi e secondo me per noi lettori è davvero un modo per capire come loro scrivano e cosa vogliono esprimere.
RispondiEliminami fa piacere che tu abbia trovato una scrittrice che parla chiaro soprattutto con chi fa battute poco delicate e poi rivedere amiche blogger è sempre un piacere.
brava Manuela stai proprio diventando una blogger coi fiocchi!
Concordo, bello l'incontro con l'autore e bello il rivedere le amiche blogger
Eliminaho questo libro da Tempo di libri appoggiato al comodino. Ora ho ancora più voglia di leggerlo. Belli questi incontri, sono sempre molto entusiasmanti
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