Sempre sabato 9 dicembre 2017 all’interno della Nuvola a Roma per la fiera Più libri più liberi ho partecipato alla presentazione del libro Un anno in giallo.
Mi sembra l’inizio del verbale della programmazione
che devo stilare ogni martedì…ahahah… però se avete perso la
puntata precedente devo pur dirvi dove ero, no?
Perché
ho scelto questo evento? Verità? Perché c’era Malvaldi e perché
a me i libri gialli piacciono molto. Qui si voleva fare il punto
della situazione con questa antologia di racconti. Moderava
l’incontro Piero Melati ed erano presenti gli autori Marco
Malvaldi, Antonio Manzini, Gaetano Savatteri e Fabio Stassi. Comincio
con il dire che non conosco nessuno di essi, mai letto niente di
loro… dovrò rimediare!!!
Da
subito la presentazione mi è sembrata diversa dalle solite, c’era
tra i vari autori una sorta di goliardia, si divertivano a parlare
del loro lavoro. Ci sono state battutine, allusioni, gags.
Melati
apre la presentazione presentando l’antologia dei racconti Sellerio
come il punto della situazione del giallo in Italia oggi, il giallo
scritto da autori italiani. Presenta il lavoro come la raccolta di
racconti voluta da Sellerio (l’editore era presente in prima fila
alla presentazione) con delle richieste precise, doveva essere un
racconto breve e con protagonista il detective di punta di ognuno
degli autori, inoltre le storie in qualche modo dovevano essere
collegate tra loro. Insomma un lavoro su commissione. Cosa è
successo quando vi è arrivata la telefonata con questa
“commissione”, quando vi è stato chiesto di scrivere questa
cosa?
Savatteri:
A me la commissione piace. A me non dispiace avere un tema.
Mi toglie quella libertà che mi spaventa troppo.
Malvaldi:
Questi racconti per me sono una benedizione perché sono facili. Hai
dei paletti fissi. Hai una linea guida chiara. Devi ammazzare
qualcuno all’inizio, nel mezzo c’è la fase dell’investigazione
e la risoluzione in fondo. Lo scrivere su commissione è un esercizio
molto bello. Le grandi idee non è detto che vengano da una
ispirazione, può venire anche da una “commissione”, basta
pensare a come è nato il computer! Ben venga la necessità…la
commissione…
Savatteri:
Infatti la Cappella Sistina è stata commissionata.
Manzini:
Io ho ricattato Sellerio, io ho scritto quello che mi pare. Sono
dodici racconti bellissimi, soprattutto Dicembre …
Stassi:
Io quando ricevo telefonate da Sellerio sono terrorizzato.
Cerco
di riportare la cosa ad una sorta di serietà. Perché, visto
che il giallo è molto popolare non finisce quasi mai nelle
classifiche dei migliori libri? Perché è considerato il genere di
serie B?
Stassi:
Io sono il giallo per caso. Per me non è facile scrivere un
giallo. Non so perché il genere non vinca premi, però qualche
premio lo vince.
Manzini:
Nel giallo rientrano tantissimi racconti, rientrano thriller,
noir…è comunque letteratura di intrattenimento. C’è
intrattenimento basso e alto. Io mi auguro che noi siamo in grado di
fare intrattenimento alto. Il nostro premio è un applauso, un
lettore che ci legge.
Malvaldi:
Io un premio l’ho vinto, ad una competizione indetta da mio cugino…
C’è da dire che c’è una condizione per diventare cultura o
intrattenimento, di solito per essere cultura bisogna essere morti.
Omero quando cantava l’Odissea era intrattenimento, noi ne abbiamo
di strada per diventare cultura. Però se ancora oggi compriamo i
libri della Christie e li leggiamo anche dopo 100 anni, allora si
parla di cultura.
Savatteri:
La questione del giallo è molto italiana. Nel mondo anglosassone i
giallisti non sono considerati di serie B. Sellerio ha avuto il
grande pregio di mettere il giallo al fianco di “alta cultura”.
La
cosa strana è che i libri da edicola poi restano e fanno giri
enormi. Ad esempio dai libri ci fanno le fiction. Qual è lo stato
delle fiction?
Qui
Malvaldi e Manzini fanno un po’ i vaghi, perché in realtà la
domanda era prettamente rivolta a loro che hanno lavorato per delle
fiction.
Malvaldi:
Si può avere successo con una fiction. Il rapporto dell’autore con
la fiction è sempre complicato, tanti libri sono diventati famosi
dopo la fiction.
Savatteri:
Una fiction richiede serialità. Manzini e Malvaldi hanno già una
serialità e quindi è facile che loro finiscano in una fiction.
Ma
vediamo troppe fiction?
Stassi:
La fiction è stata inventata in Sicilia: i pupi siciliani! E qui
Stassi si è lanciato nel racconto di cosa è un racconto di Pupi
siciliani.
Manzini:
Da libro a fiction ci sono tanti concetti. Ci sono tante cose
che intervengono in una riduzione da libro a fiction. Il cinema è
una cosa di famiglia, mentre un libro è un lavoro di solitudine.
Nella fiction l’autore è visto come una minaccia.
Savatteri:
Dentro questo libro però c’è un po’ di famiglia perché
i personaggi si intrecciano con parentele varie.
Con
quest’ultimo intervento la presentazione si è conclusa anche
perché erano andati anche fuori tempo… Insomma si erano lasciati
un pochino prendere la mano e tra battute e prese in giro il tempo è
volato. Mi è piaciuto anche che abbiamo nominato in varie riprese il
collega Camilleri. Soprattutto quando hanno parlato della fiction,
con un rapido accenno a Montalbano. Incontro piacevolissimo. Sono
stata felice di aver scelto di seguire questo incontro.
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