giovedì 28 marzo 2019

Recensione #321 Credevo fosse amore by Silvia Bonizzi



Autrice: Silvia Bonizzi
Titolo: Credevo fosse amore
Editore: Self Publishing
Data di pubblicazione: 12 marzo 2019
Pagine: 296
Trama
Lei si chiama Lia e ha lo sguardo spezzato, stanco e triste di chi nasconde un vuoto.
Cela il colore vivo dei suoi occhi sotto un velo di malinconia. Ma io l’ho vista sorridere, ho visto quegli occhi tornare a brillare e il suo cuore alleggerirsi.
No, lei non è una donna come tutte le altre, è il respiro nel quale vorrei perdermi, è il battito che vorrei afferrare e confondere con il mio, è il corpo perfetto e il volto bellissimo di chi porta sul petto il peso di un presente ingombrante.
Io sono l’altro. Sono l’uomo che non può scegliere, ma sono anche l’unico in grado di ricostruire i suoi sorrisi distrutti, regalarle il sole in una giornata di pioggia e di stringerle la mano quando il mondo sembra investirla. Non posso prenderla. Non posso toccarla. Non posso raggiungerla.
Eppure le mie mani la cercano e i nostri sguardi si scontrano per esplodere come fuochi d’artificio nel cielo più buio. Voglio colorare le sue notti, voglio spazzare via le nuvole con la forza del mio cuore, della mia anima, dei miei respiri. Voglio trattenerla nei miei abbracci e scaldarla durante i lunghi inverni. Voglio la mia splendida creatura.
Non sono un angelo, ma so alleviare le sue ferite. Non sono perfetto, ma lo divento nell’istante in cui le sue dita si intrecciano alle mie.
Lei non lo sa, ma quello sguardo spento quando si scontra con il mio diviene vivo, intenso, palpitante. Perché quello sguardo, dal nostro primo incontro, mi appartiene.



Uscivo già da una lettura molto difficile, emotivamente parlando, per cui questo romanzo si è rivelato un ulteriore colpo al cuore. Ma a differenza dell'altro qui è tutto descritto con uno stile delicatissimo pur trattando un argomento davvero terribile.

La storia raccontata qui dentro è quella di Lia, una donna vittima della gelosia ossessiva del marito Luca e degli abusi fisici e mentali di cui è vittima. L'incontro con Matteo, assunto dal padre di lei per ristrutturare la casa di famiglia, la pone di fronte a una verità che Lia non voleva ammettere.
Trovo che la cosa più bella del libro sia lo sviluppo dei vari personaggi tanto che non sono riuscita a odiare nessuno di loro. Nemmeno Luca. Non per questo ritengo che si sia comportato bene, anzi, tutt'altro! Però ho trovato la caratterizzazione che ne fa Silvia davvero interessante. Ripeto: non giustifico in nessun modo le sue azioni e i suoi sentimenti. Aveva una visione dell'amore troppo esclusiva e forse con un aiuto professionale sarebbe stato recuperabile. So di non risultare molto chiara in questo mio pensiero ma Luca è stato un personaggio complesso, pieno di difetti che però non mi sento di odiare del tutto.
Anche Lia è ben eviscerata e ho, facilmente, compreso ogni sua paura, dubbio, sensazione come se li vivessi in prima persona. Difficile restare insensibili a quello che vive questa giovane donna.
Come non amare, d'altra parte, Matteo? Paziente fino al limite, ma consapevole che questo è l'unico atteggiamento giusto da tenere nei confronti di una creatura così fragile e ferita.
Ero pronta a odiare Dani, all'inizo del libro, tuttavia anche qui Silvia ha saputo evidenziare i molti lati positivi di questa ragazza.
Ho apprezzato anche la famiglia di Lia anche se forse sarebbero dovuti intervenire prima.
Mi è mancato però un prequel con la storia di Lia e Luca all'inizio perché avrei voluto conoscerli meglio, quando ancora tutto andava bene.
Un romanzo davvero molto bello, scritto con una prosa curata e delicata e con dei personaggi ben descritti.





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