Oggi
un post un po’ diverso dal solito,
infatti questa volta sono andata alla presentazione con Manuela (Letture a pois) ok, ammettiamolo, l'ho costretta con la mia frusta…
Glitterata! Per
questo abbiamo deciso di pubblicare entrambe il post. Manuela non
conosceva questo autore e l'ho spinta io a
partecipare. In un primo momento aveva infatti accantonato questo
evento. Ma come si fa a non andare a sentire Marco Buticchi???
Sabato
3 Novembre 2018, presso la Libreria
Nuova Europa
del
CC I GRANAI a Roma, si è tenuta la presentazione
dell’ultimo
romanzo di
Marco
Buticchi:
I
segreti del Faraone Nero,
edito da Longanesi.
Devo
ammettere che sono felice di essere andata alla presentazione. La
cosa migliore è stata il fatto che, siccome siamo arrivate con largo
anticipo, abbiamo potuto incontrare l’autore con tranquillità e
abbiamo fatto subito le foto con lui. Una persona molto distinta,
gentile… un uomo d’altri tempi (Coso ha ben ragione a dire che ne
sono rimasta affascinata).
E
io te l’ho detto che era un uomo affascinante e devi scoprirlo
anche come autore!
Titolo:
I segreti del Faraone Nero
Autore:
Marco Buticchi
Editore:
Longanesi
Data
di pubblicazione: 27 settembre 2018
Pagine
546
Egitto,
1798. Claude de Duras, archeologo inviato in Egitto al seguito
dell'esercito napoleonico, nel corso degli scavi compie una scoperta
eccezionale. La Campagna d'Egitto sembra procedere senza intoppi fino
alla disfatta di Abu Qir. A quel punto, messo alle strette dal
successo di Nelson, il diplomatico e segretario personale di
Bonaparte, Louis Antoine de Fauvelet de Bourrienne, stringe un
accordo con Robert Goldmeiner, giovane rampollo di una ricca dinastia
dalle antiche origini. Goldmeiner propone prestiti che potrebbero
risollevare le sorti della spedizione e delle avide casse della
Francia rivoluzionaria. In cambio Bourrienne promette a Goldmeiner
tutto l'oro che de Duras troverà durante gli scavi. Nessuno di loro,
però, può immaginare le conseguenze delle scoperte dell'archeologo
francese: una scia di morte perseguiterà chi, da quel momento, verrà
a conoscenza degli incredibili ritrovamenti di De Duras... Tel Aviv,
giorni nostri. La madre adottiva di Oswald Breil, Lilith Habar, ormai
in fin di vita, confida a Breil la verità sulla drammatica fine dei
suoi genitori, una morte che sembra essere collegata alle
spregiudicate trame di una potentissima dinastia familiare, le cui
radici affondano in un'epoca remota. Un'avventura che attraversa i
secoli, dalla leggenda del Faraone Nero alle guerre napoleoniche,
dalla guerra d'indipendenza americana alle atrocità naziste del
secondo conflitto mondiale... A unire epoche così distanti è un
unico filo rosso, il rosso del sangue di una stirpe di spietati
affaristi e cospiratori, i banchieri Goldmeiner, che, in nome della
ricchezza e del potere sono disposti a tutto....
NOTA:
in corsivo le parole dell’autore, in
grassetto le parole del moderatore Francesco D’Ayala, in
rosa (e non poteva essere altrimenti) i commenti di Dolcissima
Foto presa dalla pagina fb della Libreria Nuova Europa |
La
presentazione si svolge in un clima rilassato. Francesco D’Ayala e
Marco Buticchi conversano amabilmente in merito al romanzo, a come è
nato e alla tecnica di scrittura che l’autore ha usato per scrivere
questo suo ultimo lavoro. Sono state fatte battute e ci sono stati
momenti divertenti, specie quando Marco Buticchi se la prendeva
(dolcemente) con la moglie e la figlia che “disturbavano” la
platea facendo cadere le caramelle che stavano mangiando… A dire il
vero, io avrei eliminato la vecchietta seduta dietro di me che non ha
fatto altro che commentare tutto quello che l’autore diceva… Oh,
non è stata zitta un secondo, un fastidio… Buona
non hai alibi, abbiamo sentito l’avvocato. Vero,
l’avvocato ha detto, però, che sarebbe legittima difesa…
Foto Presa dalla pagina FB della Libreria Nuova Europa |
Riporto
qui solo alcune delle domande e risposte della presentazione, durata
più di un’ora, interrotta solo perché la proprietaria della
libreria ha fatto notare che era il momento del firmacopie.
Sinceramente sarei rimasta ad ascoltare Marco ancora e ancora e
ancora… Devi
leggerlo, lo vuoi capire?
Francesco
D’Ayala apre la presentazione chiedendo come mai per questo romanzo
Marco si fosse ispirato alla storia d’Egitto, luogo fino ad ora non
preso in considerazione nei suoi romanzi.
Marco:
Fino ad ora lo avevo lasciato perdere perché è un mondo difficile e
comunque misterioso anche per chi si deve occupare di mistero. Però
io sono un uomo di mare e guardo il mare mi viene da pensare “Che
cosa c’è sotto? Cosa si nasconde negli abissi? Quali tesori?” e
mi è successa la stessa cosa guardando la sabbia del deserto. Così
ho cominciato a cercare i misteri fino a che non ho trovato quello
che mi ha fatto innamorare più di tutti: il faraone Shebitqo, che ha
regnato per circa 12 anni.
Francesco:
Parliamo della tua tecnica di scrittura.
Marco:
Uno pensa sempre che la tecnica si scelga a tavolino, la tecnica
viene quando si è difronte al foglio. La prima tecnica che io uso è
quella di divertirmi io stesso. Se non mi divertissi io come faccio a
divertire il lettore?
Francesco:
Come è nata questa cosa dell’Egitto, un po’ l’hai detto prima.
Tu l’Egitto lo conoscevi, ci sei stato, ti piaceva?
Marco:
Lo conoscevo, ci sono stato, mi piaceva come piace a tutti, non ero
un egittologo.
Francesco:
Come sei riuscito anche questa volta a mettere dentro una realtà
possibile?
Marco:
Dico una cosa che va un po’ contro me stesso. Non bisogna scambiare
lo scrittore di romanzo d’avventura per un saggista. Lo scrittore
di romanzo d’avventura non deve raccontare la verità assoluta. Il
mio dovere nei confronti del lettore è quello di divertirlo, se poi
qualcuno mi dice che leggendomi ha imparato qualcosa, sono ancora più
contento. Ti rispondo come avrebbe fatto un certo ragazzo che si farà
strada, Alessandro Manzoni si chiamava, il quale diceva “Lo
scrittore di romanzo storico deve infinocchiare talmente bene il
lettore che il lettore non riesce a capire dove sia il vero e il
verosimile.” Alla fine dei miei romanzi io infondo aggiungo una
appendice dove elenco i fatti veri.
Francesco:
Sei riuscito ad innestare un personaggio che è credibile in fatti
storici, la scoperta del giovane archeologo poteva essere una storia
vera. Anche perché se uno va a leggersi le storie vere delle
scoperte sono molto simili a queste storie di fantasia. Arriviamo a
questa attenzione all’Egitto che ci consegna la Stele di Rosetta e
un segreto, che rimane segreto fino alla fine del romanzo. E la
scoperta, per molti di noi, di questi faraoni nubiani (stirpe
di faraoni dalla pelle scura).
Marco:
Non spoileriamo, che brutta parola spoilerare. Questo Shebitqo,
faraone mago, era inviso al fratello. Quando il padre muore lascia il
regno a Shebitqo e l’esercito al fratello. Ma il fratello non ha
fortuna con l’esercito e quindi gli rimane l’animo astioso verso
il fratello faraone, tanto che fa uccidere il fratello, ma al suo
posto nella piramide fa seppellire un servo. La domanda dell’autore
è: ma, se nella piramide nubiana numero 19 c’è un servo, dove è
il faraone? Da qui prende il via il romanzo e il segreto che viene
svelato dal giovane ricercatore.
Qui
Francesco e Marco iniziano a dialogare di fatti storici
contemporanei, portano esempi di morti illustri che però hanno
qualcosa di misterioso, come la morte del numero due dei nazisti (un
collaboratore di Hitler), lo stesso Mussolini o il più vicino a noi
Bin Laden… Tutti questi hanno una morte che sembra quasi
paradossale. Fanno quindi una digressione proprio sul periodo storico
della seconda guerra mondiale e del nazismo. Molto
interessante la discussione.
A
questo punto Marco Buticchi legge un passo del suo romanzo, mi piace
quando gli autori leggono i loro romanzi, danno un qualcosa in più,
entri nell’atmosfera del romanzo completamente.
Marco:
Molto spesso mi domandano: “Ma lei che scrive e ha sempre
protagonisti ebrei, è ebreo?” Io non sono ebreo e non ho
particolari attinenze con persone ebree. Però, bisogna pensare che
tutti sapevano, ma non abbiamo fatto niente. Abbiamo un debito di
riconoscenza nei loro confronti.
Francesco:
La forza degli ebrei è la memoria. Loro ricordano tutto.
Marco:
Una cosa che dico sempre quando vado nelle scuole: “Non pensate a
platee sconfinate, scrivete e mettete da parte, perché così
lasciate un ricordo”. Noi abbiamo perso la memoria, siamo
istantanei. L’unico modo per conservarla non è affidarsi alla
tecnologia, è scrivere. L’importante è questo: conoscere il
passato per affrontare il futuro. Stiamo perdendo di vista il passato
e infatti siamo persi nel futuro.
Al
termine della conversazione, partendo dal fatto che dalla platea gli
chiedevano se era influenzato da Wilbur Smith,
Clive
Cussler (stai dimenticando il migliore) Marco
racconta il suo rapporto con questi grandi autori stranieri. Quindi
c’è stato il firmacopie.
Dolci e io siamo andate via, perché
grazie al fatto di essere arrivate prima, avevamo già avuto la
nostra foto con l’autore e soprattutto Dolci aveva il suo romanzo
con dedica… Mio
mio mio mio
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