Buon sabato, concludiamo questa settimana di novembre con una recensione su un libro di un genere che amo tantissimo: il distopico. Una storia che mi è piaciuta molto, anche se, su alcuni punti, non mi hanno del tutto convinta.
Grazie a Chiara per essersi occupata dell'organizzazione del Review Party e la Delrai Edizioni per la copia digitale del romanzo.
Titolo: Two'morrow
Autrice: Beatrice
Simonetti
Pagine:
298
Casa
editrice: Delrai
Edizioni
Data
di pubblicazione: 26
novembre 2020
Trama
Boston,
2049
Lowell è un ragazzo al servizio della Terrorism Prevention
Unit, più conosciuta come TPU. Il suo compito è quello di
anticipare i reati dei soggetti che gli vengono sottoposti dall’unità
anticrimine. Lui, infatti, è un anomalo, fa parte di quei pochi
esseri umani che, a causa di una mutazione genetica, nascono o
sviluppano capacità incredibili. Lowell, tramite il contatto
cutaneo, riesce a vedere il futuro di chi lo tocca e a estrapolare il
materiale che servirà poi per condannare o assolvere l’imputato.
In una lotta continua per ritrovare la stabilità e il rigore, lui
capirà che le carte in tavola possono essere sempre rimescolate. È
l’incontro con una ragazza qualunque a fargli comprendere questo,
Myrtie. Collegiale dall’animo sensibile, molto timida, la giovane è
cresciuta senza una madre e con la sola guida di un padre assente,
pezzo grosso della TPU e grande nemico degli anomali.
All’apparenza
tutto è stabilito e persino il futuro non lascia scampo, ma il
battito d’ali di una farfalla può generare il successivo caos e lo
spostamento di un singolo tassello può stravolgere il regolare
andamento delle cose in maniera del tutto inaspettata. Niente è
stato deciso per essere come deve.
Two'morrow è ambientato in un futuro, non troppo lontano, in cui alcuni soggetti hanno sviluppato delle capacità particolari. Vengono chiamati Anomali e sono temuti e disprezzati dal genere umano normale. Lowell è uno di loro, con poteri di preveggenza, che viene usato dalla polizia per scongiurare crimini futuri. Tutte le sue certezze iniziano a vacillare quando conosce la giovane Myrtie.
Viviamo in un mondo imprevedibile, non possiamo arrogarci il diritto di anticiparlo solo per sentirci più sicuri, per credere di avere tutto sotto controllo.
Lowell è, senza dubbio, il personaggio che ho apprezzato più di tutti. Viene presentato, all'inizio del romanzo, rassegnato nel dover continuare a vivere per sempre schiavo dei normali. Non si pone dubbi sulla correttezza di ciò che gli viene ordinato di fare. Sembra quasi apatico. La sua evoluzione, che inizia dopo l'incontro con Myrtie, è meravigliosa. È stato davvero emozionante assistere al suo risveglio, vederlo dibattersi tra ciò che gli era stato inculcato fin da bambino, a ciò che le nuove scoperte lo portavano a pensare. Il mio cuore si è spezzato più volte nel leggere dei maltrattamenti, degli abusi e dei pregiudizi di cui è vittima. Autrice sadica!
L'altra protagonista, Myrtie, invece devo proprio dire che non l'ho amata granché. Troppo debole, insicura. Frutto, sicuramente, della sua educazione pare essere totalmente soggiogata dagli insegnamenti di suo padre. Protetta da tutto e da tutti, ha vissuto quasi sotto una campana di vetro. Vede gli anomali come esseri del tutto negativi, senza mai porsi il dubbio che le cose non siano esattamente così. Non si pone domande su di loro. Sono cattivi e basta.
Contrastante la mia opinione su Alan, uno dei personaggi secondari. Pensavo, inizialmente, che non lo avrei sopportato, invece mi ha fatto cambiare idea su di lui. Specialmente quando cerca di aprire gli occhi a Myrtie sul trattamento che viene riservato agli anomali.
Li trattiamo come oggetti, li utilizziamo proprio come se non avessero nessun altro scopo nella loro esistenza al di fuori di soddisfare i nostri bisogni.
Non ho ancora inquadrato del tutto il camaleontico padre della ragazza e Beth, la dottoressa che aveva in cura Lowell. Per loro mi riserbo di conoscerli meglio, magari nel prossimo capitolo.
Se i personaggi, per quanto io possa averli amati o meno, sono sviluppati benissimo, è la trama ad avermi lasciata con alcune domande irrisolte.
Per prima cosa ho trovato difficoltà nel capire a chi appartenesse il POV che stavo leggendo. Ho capito dopo che l'articolo di giornale era associato a Lowell e i ricordi a Myrtie. Però differenziarli anche con il nome del personaggio mi avrebbe reso le cose più semplici. Ma qui è più una mia pecca personale.
Un aspetto poco spiegato è come siano avvenute queste mutazioni genetiche. A caso? Esposizione diretta?
Sempre sugli anomali, visti i grandi poteri di cui sono dotati, non hanno mai provato a ribellarsi alle ingiustizie subite? Hanno solamente creato la comunità pacifica in Australia?
Sorvolando su questi miei quesiti, ho trovato un punto di forza nello stile narrativo dell'autrice. Scorrevole, coinvolgente, a tratti crudo come piace a me, ha saputo catturarmi e permettermi di non pensare. In questi giorni, particolari e difficili, è stato un vero toccasana.