sabato 20 novembre 2021

Concorso letterario: In mille parole - Tema: "Mi chiamo Garion e sono uno stregone" Primo bimestre

 


Buongiorno quest'anno partecipo a un'iniziativa molto interessante. Sono stata coinvolta da Simo del blog Il mondo di SimiS: "In mille parole". Ogni mese vari autori ci delizieranno con racconti di tutti i generi.

Il concorso letterario è rivolto a tutti quelli che abbiano voglia di mettersi alla prova scrivendo un racconto in Mille Parole.

L'iniziativa è partita da Alex Astrid del blog "Vuoi conoscere un casino" che ha organizzato il tutto. Simo, Alex e Francesca del blog Libri, libretti e libracci sono i giudici supremi a cui si aggiunge ogni bimestre una blogger diversa. Il regolamento completo lo trovate QUI

Se volete leggere tutti i racconti unitevi a noi nel gruppo Facebook.


Il tema di questo mese è stato

"Mi chiamo Garion e sono uno stregone"

I primi tre classificati sono:


  1. Alessandro Ricci “In me mago agere”

  2. Antonio Di Cesare “Fantasy na cippa”

  3. Dario DG “Colloquio”



Ecco il racconto vincitore che è anche il mio preferito


In me mago agere di Alessandro Ricci

«Mi chiamo Garion e sono uno stregone.»

Ridono tutti quando lo dico e fanno bene, non dovrei dirlo a nessuno, è una cosa folle da credere, eppure è vera. Mi prendono in giro perché pensano che mi stia inventando tutto e perché non ho proprio l’aspetto di un maestro delle arti arcane. Avete presente, no? Cappello a cono e barba lunga. Il cappello non mi va proprio di indossarlo, è una cosa passata di moda e anche un po’ ridicola, la barba invece mi sembra importante, non mi viene in mente nemmeno uno stregone che ne sia sprovvisto. Ci ho provato a farla crescere, ma a quanto pare nessun incantesimo è cosi potente da far crescere anche il minimo peletto sulla faccia di un undicenne.

Garion non è il mio nome, quello vero lo devo nascondere per evitare di essere attaccato, è per questo che gli altri non dovrebbero saperlo. Ma a volte è così difficile mantenere il segreto. Sarebbe più facile che conoscessero il mio segreto piuttosto che credere che sia uno strambo. Ma sopporto tutto con pazienza, anche questo fa parte del mio addestramento, se sapessero che li tengo al sicuro dai cattivi mi tratterebbero come un eroe. Non è facile essere uno stregone.

Non voglio sembrare ingrato, sono contento di essere stato scelto, ma non è facile. Prima ci sono stati gli attacchi, improvvisi e potenti. Incantesimi malvagi che non conoscevo, ma di cui ho sperimentato gli effetti. Arrivano con una sensazione di estraneità, come se la realtà fosse da un’altra parte, poi mi si bloccano le gambe e le braccia iniziano a muoversi da sole, non riesco a parlare, la vista sparisce e perdo i sensi, tremando come una foglia. Che sensazione terribile! All’inizio mi spaventava da morire, un paio di volte credo di essermela fatta sotto. Non capivo perché proprio a me, poi ho trovato il talismano e tutto mi è stato chiaro. Sono il prescelto e i cattivi vogliono impedirmi di completare l’addestramento.

Ho trovato l’amuleto due mesi dopo che erano iniziati gli attacchi. Mamma era preoccupata, tutti mi guardavano con un misto di paura e compassione. Stavo piangendo come un poppante nel vicolo dietro casa, quando uno scintillio ha attirato la mia attenzione. Ho capito subito che si trattava di qualcosa di grosso: un manufatto d’oro, dalla forma ovale con impressa la figura di un uomo barbuto, avvolto in una tonaca che impugna un bastone, dalla cui testa prendono forma raggi di potere come una corona. Lo Stregone Supremo, senza dubbio. Una prova che quello fosse proprio un oggetto destinato a me era il fatto che fosse in mezzo alla spazzatura, come qualcosa senza importanza, chi altri, se non il predestinato, avrebbe potuto capire? Io lo so bene che le cose sono più magiche di come appaiono alle persone normali.

Così non ho pianto più, ho accettato la missione e il mio fardello. Gli attacchi sono continuati, e non smetteranno finché non riuscirò sconfiggere i maghi malvagi una volta per tutte. Ho due sospetti principali: il vicino e il maestro Franco. Mi sta guardando adesso, mi sembra di percepire i suoi pensieri malvagi. Se fossimo da soli lo smaschererei e lo costringerei a un duello magico, ma il codardo si nasconde dietro all’aspetto innocente di maestro di matematica. Prima o poi farà un passo falso e io sarò lì per approfittarne. Lui lo sa che potrei sconfiggerlo quando voglio, vedo la preoccupazione nei suoi occhi. Forse sarebbe il caso di attaccarlo ora, prima che sia lui a farlo. Faccio scivolare la mano in tasca a cercare i bordi lisci del talismano, sento il potere scorrermi nelle vene. La campanella suona salvandolo da una sonora lezione. Ma non finisce qua.

Sono sempre tra i primi a salire sull’autobus perché non ho nessuno con cui scambiare chiacchiere o carte dei Pokemon, ma non mi interessa ho ben altro di cui occuparmi. Mi siedo vicino al finestrino, il posto accanto a me rimane vuoto anche se ci sono molti ragazzi sul bus. È un sollievo, se subissi l’attacco non potrei garantire per la sicurezza del mio vicino.

Casa mia è l’ultima del paese, è piccola ma a me piace. Le chiavi sono sotto il vaso di gerani. Mamma continua a chiamarlo così anche se i gerani sono morti da anni ormai e adesso contiene solo erbacce. Il soggiorno è in disordine e puzza un po’ di muffa, ci sono confezioni di cibo e qualche lattina di birra. Da quando papà è scappato, mamma lavora molto e non sempre può pulire, neanche questo importa, un guerriero magico non guarda a queste cose.

C’è qualcosa da mangiare sul tavolo, ma lo ignoro. Vado in camera, alla piccola finestra vicino al letto sfatto. Eccolo lì, il mio acerrimo nemico. Sta innaffiando il giardino, ma è una scusa per controllarmi. Il suo sguardo severo fa trasparire un grande potere, mi intimorisce. Finalmente torna in casa, lo vedo attraverso le finestre al telefono del soggiorno, poi sparisce a escogitare chissà quali malvagità.

Posso rilassarmi e magari fare i compiti. Dopo essermi esercitato un po’ con gli incantesimi base. Prima il dovere.

Mentre provo a far lievitare l’astuccio, il rumore di un’auto spazza via la concentrazione. Corro alla finestra e riconosco l’auto. Dannazione, non mi lasciano mai in pace. L’uomo scende dalla macchina e si avvicina alla porta guardandosi intorno preoccupato, suona. Non rispondo.

Mamma mi ha detto che quando arriva l’assistente sociale e sono solo devo far finta di non essere in casa, altrimenti mi porta via. Le ho chiesto se è uno scagnozzo dei maghi cattivi, mi ha guardato strano.

Di nuovo rumori di auto, se ne va. Ma sento che non è finita, i battiti non scendono e la paura mi blocca le gambe, mi sembra di galleggiare in un sogno. Le braccia tremano, capisco che un nuovo attacco è in arrivo. Mamma mi ha insegnato la posizione in cui devo mettermi quando arrivano, per impedire che la lingua mi vada in gola e mi soffochi. Mi sdraio su un fianco, con il braccio ripiegato sotto la testa e mi preparo alla battaglia.

Mi chiamo Garion e sono uno stregone. Non mi arrenderò tanto facilmente.


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