sabato 11 marzo 2017

Recensione #52 Cujo di Stephen King


Autore: Stephen King
Titolo: Cujo
Editore: Sperling & Kupfer
Pag: 345
Data di pubblicazione: 10 maggio 2014

Trama
E' l'inizio di una torrida estate a Castle Rock, piccola località del Maine. I suoi abitanti, oppressi dall'afa, conducono un'esistenza monotona: un agente pubblicitario sta per partire per un viaggio di lavoro; la moglie accudisce il figlioletto di quattro anni e, per evadere dala propria solitudine, imbastisce una storia piuttosto squallida con il maestro di tennis. Il meccanico del paese cerca nelle sempre più frequenti sbornie un rimedio alla noia della provoncia; mentre la consorte tenta di sottrarre il figlio alla nefasta influenza del marito allontanandosi per un breve viaggio; il loro grosso, docile cane Cujo, un San Bernardo, corre libero per la campagna: anche lui fa la solita vita... Ma improvvisamente, di notte, il piccolo Tad Trenton vede aprirsi la porta del ripostiglio e urla di terrore all'apparire di rossi occhi spietati che ardono nelle tenebre. Una creatura diabolica emerge da quell'armadio... o dal passato di quella che solo in apparenza è una tranquilla e noiosa cittadina... o forse è Cujo che, diventato idrofobo, ha risvegliato da profondità sotterranee lo spirito stesso del Male.

Una delle storie più belle di King. Il King degli inizi, quello che preferisco.




La narrazione, che ha per protagonista un cane rabbioso e una mamma col suo bimbo, si svolge nell'arco di tre giorni con qualche piccolo flashback, non indispensabile alla storia, ma che ci permette di conoscere a fondo i protagonisti. Tuttavia non rallenta il ritmo degli avvenimenti.
Il romanzo è bello soprattutto perché collocato in un periodo in cui i Telefonini ancora non esistevano. Questo rende la storia perfettamente plausibile.
Mi è piaciuto come King sia riuscito a rendere quasi umano il cane. Da amabile e dolce San Bernardo, Cujo si trasforma, a causa del morso di un pipistrello idrofobo, in una bestia assassina! Il suo unico scopo uccidere e placare la sua sete di sangue. Ottima scelta quella di far “parlare” anche il cane. Infatti l'autore inserisce alcuni “POV” del cane. Sono arrivata a provare un'infinita tenerezza per la bestiola che, involontariamente, si trasforma in uno spietato animale.
Come ogni libro di King, il racconto parte lentamente, ma non in maniera noiosa, per poi catturarmi all'interno delle sue pagine. L'atmosfera cupa e claustrofobica è descritta, come al solito, magistralmente: gli attacchi rabbiosi di Cujo verso l'auto in cui sono prigionieri il piccolo Tad e la mamma sono ricchi di pathos.
Anche il finale, per quanto triste, è perfetto per il romanzo.



Uno dei migliori libri di King!


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