lunedì 13 luglio 2020

Recensione #520 Leggero come il cielo by C.K. Harp



Autrice: C.k. Harp
Titolo: Leggero come il cielo
Editore: Self Publishing
Pag:: 260
Data di pubblicazione: 10 luglio 2020
Trama
Esistono dee invincibili di un mondo “ideale”, divinità idolatrate da ragazze e ragazzi alla ricerca di un controllo interiore, che vi si affidano immolando la propria vita, i propri chili e le speranze di essere e sparire nello stesso istante. Queste dee rispondono al nome di Mia e Ana, ovvero Bulimia e Anoressia, voci guida di una depressione latente che sormonta, avvolge e soffoca.
È proprio di Ana che Marco si ciba, lasciandosi sbranare a propria volta, riuscendo nell’impresa senza alcuna fatica apparente. Dopo la morte di suo fratello, e la scoperta di un sentimento che non vorrebbe provare per il migliore amico, Marco si immerge senza alcuna remora in una bolla ovattata e, insensibile al resto del mondo, si lascia trasportare da un vortice di bilance, chat motivazionali su whatsapp e privazioni fisiche al limite dell’ossessione compulsiva. Ben presto, il baratro si avvicina e incombe, enorme e spalancato sul nulla, e ingloba ogni cosa, anche le motivazioni iniziali ormai dimenticate. Nonostante Ana fosse inizialmente l’unico specchio in grado di riflettere soluzioni, ormai la dea offre solo macerie e morte.
Tuttavia Marco non è l’unica persona a subire le angherie di una divinità implacabile e bastarda come solo una malattia può essere. No, perché l’universo è costituito da innumerevoli corpi celesti che, orbitando attorno a una stella, vivono e subiscono i riflessi di una luce prossima allo spegnimento.
E Riccardo, che scopre di amare Marco più di ogni altra cosa, non è pronto a vedere quel faro allontanarsi fino a diventare niente. Neanche se questo vuol dire rinunciare a un’adolescenza spensierata come quella dei loro coetanei. Neanche se la sua bisessualità lo pone davanti a scelte forse troppo grandi per la sua età.
Perché in fondo siamo solo anime di passaggio che vivono momenti di passaggio. Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?



Quando leggo un'autrice da tanti anni ho sempre paura che non possa più stupirmi. Con C. K. Harp, invece, è un continuo crescendo di emozioni. Ogni nuovo libro, che tratta argomenti diversi ma comunque attualissimi, supera il precedente.
Leggero come il cielo è la storia di Marco e Riccardo, due ragazzi sedicenni come tanti altri. Almeno all'apparenza...

Ciao, permettimi di presentarmi. I medici mi chiamano Anoressia, ma io preferisco Ana. Da ora in poi saremo grandi amici, per quanto possibile.

Con questo romanzo, Harp è riuscita a colpire una parte importante di me. Lontanissima e non minimamente paragonabile alle sensazioni di Marco, però so bene cosa si prova a sentirsi inadeguati a causa del proprio peso.


Siamo tutti, bene o male, costretti in panni che ci stanno stretti, in dimensioni alternative che gli altri costruiscono per noi, e non sempre ci sentiamo soffocati.

Ripeto, le mie esperienze, le mie reazioni non sono nulla in confronto a quello che subisce lui, ma non ho potuto fare a meno di sentirmi totalmente coinvolta con il protagonista.

D’altronde, come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento? E come fai a guardare la gente che si affanna a parlarti, se tu per primo parli con te stesso, vedendo il mondo come fossi un reduce da una guerra atomica?

Non da meno è stata l'empatia che si è creata con Riccardo. Mi è stato impossibile non affezionarmi a questo giovane che tenta in tutti i modi di entrare nel mondo scuro e solitario in cui si è rinchiuso Marco. La sua immensa volontà di tirarlo fuori è commovente.
Ho amato molto anche Giada e il suo rapporto con entrambi i ragazzi. Con Marco, di cui vede la sofferenza dietro i suoi silenzi e vorrebbe esserne amica, e con Riccardo da cui spera di ottenere qualcosa in più...
Una presenza non fisica nel romanzo, ma che riveste un enorme peso è Daniele, fratello di Marco. Non mi è piaciuto granché anche se sono disposta a dargli una possibilità nel caso Harp voglia tirarne fuori una novella (C. K. io te la lancio st'idea).

Fino a pochi anni fa, i medici erano portati a pensare che questo fosse un disturbo femminile, che mai al mondo un ragazzo potesse avere gli stessi problemi di una adolescente. Si tende a pensare che tutto ruoti intorno all’aspetto fisico, all’apparire, ma l’anoressia, come la bulimia e altri disturbi alimentari, affondano le radici in questioni ben più profonde e intime.

Il libro è stato una lettura difficile, straziante in tanti punti. Il problema dell'Anoressia, che fa da filo conduttore a tutto il romanzo, è trattato in maniera splendida. Si percepisce che l'autrice sa di cosa sta parlando. Non lo sottovaluta e lo espone in tutta la sua crudezza. Tuttavia usa uno stile quasi poetico e mi sono trovata a sottolineare un'infinità di concetti.

Personaggi realistici e perfettamente sviluppati, storia sofferta e coinvolgente. È d'obbligo dare il massimo del punteggio.




16 commenti:

  1. Come è d'obbligo anbracciarti virtualmente per questa bellissima recensione! Grazie di cuore. La pressione di sapere che c'è qualcuno che ha praticamente letto tutto quello che hai scritto è incalcolabile, perché il timore di deludere c'è sempre. Sono contenta di... averla sfangata anche stavolta :D

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    1. Tutto tutto no, mi manca Cristallo e l'horror. Dammi tempo e vedrai che pure quelli saranno letti!

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    2. Ahahahahahaha ma l'horror non è più online. Per ora...
      :D

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  2. questo libro lo leggerò a breve, lo porto con me in vacanza perchè voglio assolutamente scoprire la storia di questi due ragazzi!

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  3. Per me sarà un po' dura leggerlo ma lo farò al piu presto e ti farò sapere.
    La tua bellissima recensione lo ha fatto salire di molto nell'elenco delle mie prossime letture.
    Baci :*

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  4. Devo proprio recuperare questa autrice!

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  5. ~Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?~
    Questa è la frase che piu ho amato.
    Certamente solo il passarci può far capire tutte le cose descritte nel libro. I sentimenti, le sensazioni, i turbamenti e proprio il centro della matassa: cos'è davvero il disturbo e cosa si prova ad averlo dentro.
    Toccante e sconvolgente in tantissimi punti della narrazione. Talvolta ho dovuto interrompere la lettura. Vuoi per trovare un fazzoletto, vuoi per recuperare la calma interiore. Tanti gli argomenti toccati: il disturbo al maschile, la famiglia, le amicizie e il vuoto che si crea intorno. La solitudine e la percezione di non venire ascoltati, compresi, aiutati. I sensi di colpa...
    Chiudo aggiungendo che ogni Marco dovrebbe avere il suo Riccardo accanto.
    Non diventerebbe più semplice la salita verso la guarigione ma avrebbe piu senso farla.
    Complimenti anche per i disegni: bellissimi.
    Grazie di cuore a Federica D'Ascani.
    Sabrina

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    1. Chiedo scusa. Vorrei fare una puntualizzazione. All'inizio volevo intendere che l'autrice dev'esserci passata, perché solo in quel caso è possibile descrivere tanto nel profondo il disturbo. Ma rileggendo è pur vero che anche per chi legge il libro, se ha sofferto di DCA, può recepire meglio tutte le sfumature.
      È comunque scritto e descritto così bene che sono convinta possa arrivare anche a molti che della malattia, per loro fortuna, ignorano tutto.

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  6. Innanzi tutto grazie mille per le tue parole, Sabrina, sono contenta di essere riuscita a emozionarti in questa maniera.
    In effetti spero che il romanzo possa essere d'aiuto proprio alle persone che non hanno mai avuto alcun contatto con la malattia, permettendo in qualche modo loro di avere qualche strumento in caso di necessità, fosse anche solo per non giudicare.
    Sì, ci sono passata. Non in maniera estrema, ma abbastanza per avere quella dannata voce dentro le orecchie spesso e malvolentieri. Che poi è tutta questione di depressione, più o meno manifesta, e là il raggio d'azione si amplia esponenzialmente. Purtroppo. Grazie mille ancora <3

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  7. È molto importante in questo momento riuscire a sensibilizzare la gente che del disturbo non sa nulla.
    Per evitare atti di bullismo che aggraverebbero la situazione o addirittura creerebbero terreno fertile per far attecchire la malattia.
    E anche per alzare l'attenzione di tutti e capire, prima possibile è quello che conta, se accanto a noi il DCA è entrato in azione.
    Grazie ancora a te. Ti auguro buona vita.
    Sabrina

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