sabato 15 febbraio 2020

Recensione #456 Eternal Night by Debora C. Tepes



Autrice: Debora C. Tepes
Titolo: Eternal Night
Editore: Self
Pag:: 246
Data di pubblicazione: 10 febbraio 2019
Trama
Nadir
Nadir è solo un ragazzino quando è costretto a fuggire con suo fratello Quadir da una moschea in fiamme nella sua città, in Libano. Lì, tra le pietre divorate dall’esplosione, ha perso non solo i suoi genitori ma anche tutta la vita così come l’ha conosciuta sino a quel momento, e ha siglato un inconsapevole patto di sangue con la violenza, che d’ora in poi sarà il suo destino.
Adesso che è ormai un adulto, la vita di Nadir è scandita da violenza e aggressioni e dalle regole del clan che ha fondato con suo fratello e che gestisce scommesse clandestine, droghe di ogni genere e racket. La violenza è l’unico linguaggio che Nadir conosca, tutto ciò che ha portato con sé dalla sua terra e che l’ha seguito fino in Europa, dove si è rifugiato. Tuttavia, anche per lui esiste qualcosa di sacro e intoccabile: la famiglia, il bene supremo da proteggere. A ogni costo.
Layla
Layla non ama la compagnia della gente. Preferisce rinchiudersi nel suo mondo, cullata dalle note del pianoforte sul quale lascia scorrere le dita. A casa, Layla non ha nessuno che l’aspetti: d’altra parte, suo padre è il capo della squadra omicidi della polizia di Berlino e ha ben altro di cui occuparsi. Tuttavia ogni tanto, trascinata da un’amica, anche lei si concede una nottata diversa dal solito. Ed è così, durante una notte in una discoteca della capitale, che il destino di Layla prende una piega inaspettata. È lì, tra le luci stroboscopiche che l’accecano e la musica techno che l’assorda, che incontra Nadir e si perde nei suoi occhi color dell’ebano. Le loro orbite collidono e, da quel momento in poi, niente sarà più lo stesso. Lei cade nella trappola dell’oscuro sconosciuto arrivato dal Medio Oriente e lui crede di avere il potere in mano. Non l’ha scelta per caso: sa perfettamente chi sia e, soprattutto, quale ruolo ricopra suo padre. Rapirla e consegnarla a suo fratello Quadir è il suo unico scopo. Ma ciò che Nadir ancora non sa è che sarà lui stesso a cadere in una trappola dalla quale sarà impossibile fuggire: quella della passione.
In bilico tra la vita e la morte, costantemente sospesi tra la verità e la menzogna, il giusto e lo sbagliato, Nadir e Layla si lasciano travolgere in una spirale di attrazione incontrollabile. Ma può l’amore sopravvivere al richiamo irresistibile del sangue? Possono due anime perdute ritrovarsi al di là del bene e del male?



Parlare di questo nuovo lavoro di Debora non è per nulla semplice. Come non è semplice la storia raccontata tra queste pagine che vede protagonisti Nadir e Layla.

Nadir è cresciuto con il fratello Quadir dopo l'orrenda morte dei genitori. Un accadimento che, non solo lo ha riempito di odio, ma che lo ha segnato profondamente.
Layla è vissuta con un padre assente schiacciato dai sensi di colpa per la morte della moglie. È piccolina di costituzione, però nasconde una forza interiore insospettabile.
Entrambi quindi non sono persone con un'infanzia “normale” e serena alle spalle.
La costruzione della psicologia di Nadir è eccellente. Debora si è superata nel crearlo. Non è un soggetto facile da amare, non è il solito buono nascosto nei panni del duro. Lui è cattivo e lo sa.
Mi nutro del pericolo. Immischiarmi nei guai è la mia droga. Vivere sul filo del rasoio è l’unico modo di stare al mondo che conosco. Vivo assecondando i miei impulsi peggiori. Zero regole e zero limiti. Vivere borderline, proprio come il disturbo che mi porto dietro. Solo buio. Niente luce. Notti eterne e giorni neri. È questo ciò che sono.
Può sembrare strano, visto il suo modo di essere, eppure mi sono trovata a provare dolore nel vederlo dibattersi contro i suoi demoni.
Sensazioni che non riesco a controllare. Sensazioni che mi attanagliano le viscere. È come se le tenebre più nere mi stessero avvolgendo con le loro membra fredde, per risucchiarmi in una spirale senza fine.
Layla è schiva, quasi timida, eppure dimostra di possedere un grande coraggio e una bella determinazione. Non si fa spaventare tanto facilmente da Nadir, durante la prigionia, e lo sfida più volte. È l'unica che percepisce l'animo tormentato dell'uomo, non si scoraggia mai di fronte all'atteggiamento crudele e terrificante di Nadir. Lui non le risparmia umiliazione e dolore.
Dovrei provare solo repulsione nei suoi confronti, ma non è così. Non so cosa ci sia di sbagliato in me, eppure quest’uomo pericoloso che mi tiene segregata in una soffitta mi suscita forti emozioni fisiche.
Personalmente non sarei mai riuscita ad amare un uomo così, ma non ho potuto evitare di provare ammirazione per Layla e la sua risolutezza nel voler tirar fuori il Nadir-umano da quel terribile demone. L'uomo la maltratta e umilia in molti modi eppure lei rimane ferma nei suoi sentimenti anche se, nella sua mente si dibattono molti dubbi e incertezze.
Mi auguro che sia la prigionia a confondermi e a farmi provare queste assurde sensazioni. Se non fosse così, sarebbe davvero preoccupante.
Leggere questo libro è stato più complicato del previsto. Ho dovuto stopparne la prosecuzione perché in alcune parti era davvero tosto. Debora ha usato una scrittura secca, a tratti crudele, non ha risparmiato sui particolari più crudi. Non vorrei che questa cosa fosse interpretata negativamente. Un dark romance, genere a cui appartiene, deve essere così, colpire e stupire il lettore per fargli provare svariate emozioni.




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