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lunedì 22 gennaio 2018

Presentazione Buttitta e Parenti




Il giorno della fine ti servirà l’inglese? Insegnanti e studenti nella “trincea del lavoro”. Presentazione dei libri Consigli di classe. 10 buone idee per la scuola di Alessandro Buttitta (Laurana editore) e Piccolo manuale di sopravvivenza azientale. 10 lezioni per cavarsela nella giungla del lavoro di Gian Paolo Parenti (Laurana editore)



L’ultimo appuntamento che ho seguito sabato 9 dicembre 2017 all’interno della Nuvola a Roma per la fiera Più libri più liberi l’ho scelto perché mi attirava il titolo, sembrava si parlasse di scuola e in quanto docente mi sono sentita chiamata in causa, quindi “a scatola chiusa” mi sono seduta nella Sala Venere della Nuvola, curiosa e con tante aspettative.
Mi sono trovata a partecipare ad una presentazione diversa dal solito, un dialogo tra due autori che parlavano del loro libro. Due libri “divertenti”, per certi versi uniti visto che uno parla della scuola e l’altro del mondo del lavoro. I due autori hanno condotto in modo brillante la loro presentazione, conversando tra loro come si fa a una cena tra amici. Per prima cosa hanno presentato il loro libro con poche parole.
Buttitta: Questo libro ha tutti i miei vissuti, essendo io docente di ruolo da pochi anni. Ma il mondo della scuola è filtrato dall’immaginario. Vuole cogliere alcuni aspetti della vita scolastica.
Parenti: Nel mio libro ci sono racconti di amici e colleghi di lavoro, perché quando si è da tanto in una azienda, io sono da 25 anni in Mediaset, è quasi normale che nei momenti in cui si sta insieme quasi si spettegola, raccontandoci aneddoti.

Quindi i due autori iniziano a conversare parlando di ciò che nei loro libri è presente, partendo dal perché questi libri fossero presentati insieme (certo oltre al fatto di far parte della stessa collana DIECI)
Buttitta: La scuola è stata trasformata in una azienda, mentre l’azienda è una scuola di vita. Siamo studenti a tempo indeterminato nel mondo della scuola, perché in classe abbiamo sempre tanti dubbi.
Parenti: Nell’azienda si continua ad imparare, ma nel mio libro non c’è l’aspetto sociologico, è un libro umoristico. La scuola dovrebbe insegnare a misurarsi con la sconfitta.
Buttitta: Lo spettro del fallimento, come docenti ci conviviamo quotidianamente. Noi abbiamo il nodo della carriera, si nasce insegnanti e si muore insegnanti. Non c’è carriera. Spesso negli insegnanti c’è una rassegnazione di fondo.
Parenti: E’ vero nelle aziende c’è la possibilità di crescere. Ora però la struttura aziendale non è più piramidale, è più una struttura a rete. In questa struttura a rete è importante stare al centro. La scuola dovrebbe insegnare a non rassegnarsi, a saper dire “io qui vedo un problema”.
Buttitta: Molti insegnanti lo fanno. Forse perché è una mission della scuola, quella di problematicizzare la realtà. Uno degli aspetti che condividiamo nei nostri libri è che anche la scuola come l’azienda ha una mission. Ma si sta perdendo l’obiettivo della scuola. C’è scollegamento tra insegnanti, studenti e realtà. C’è uno scollegamento tra PTOF, PON e quanto davvero si può realizzare (ammetto che qui sarei saltata in piedi per fargli un applauso infinito). Il mio libro non ha tante risposte, ma pone tante domande. Porta avanti tanti dubbi.
Parenti: Anche nell’azienda ci sono tanti problemi, dubbi, ma non ci possiamo limitare solo a fare ciò che va fatto. Nella nuova struttura aziendale è importante mettere in gioco le idee.

In questo clima di botta e risposta sul mondo della scuola e su quello aziendale, dove gli autori hanno anche raccontato alcuni aneddoti, è trascorsa un’ora piacevole. Al termine della presentazione sono uscita incuriosita dal libro di Buttitta, forse perché più vicino al mio vissuto.






lunedì 15 gennaio 2018

Presentazione di Un anno in giallo di Autori Vari (editore Sellerio)




Sempre sabato 9 dicembre 2017 all’interno della Nuvola a Roma per la fiera Più libri più liberi ho partecipato alla presentazione del libro Un anno in giallo



Mi sembra l’inizio del verbale della programmazione che devo stilare ogni martedì…ahahah… però se avete perso la puntata precedente devo pur dirvi dove ero, no?
Perché ho scelto questo evento? Verità? Perché c’era Malvaldi e perché a me i libri gialli piacciono molto. Qui si voleva fare il punto della situazione con questa antologia di racconti. Moderava l’incontro Piero Melati ed erano presenti gli autori Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Gaetano Savatteri e Fabio Stassi. Comincio con il dire che non conosco nessuno di essi, mai letto niente di loro… dovrò rimediare!!!



Da subito la presentazione mi è sembrata diversa dalle solite, c’era tra i vari autori una sorta di goliardia, si divertivano a parlare del loro lavoro. Ci sono state battutine, allusioni, gags.
Melati apre la presentazione presentando l’antologia dei racconti Sellerio come il punto della situazione del giallo in Italia oggi, il giallo scritto da autori italiani. Presenta il lavoro come la raccolta di racconti voluta da Sellerio (l’editore era presente in prima fila alla presentazione) con delle richieste precise, doveva essere un racconto breve e con protagonista il detective di punta di ognuno degli autori, inoltre le storie in qualche modo dovevano essere collegate tra loro. Insomma un lavoro su commissione. Cosa è successo quando vi è arrivata la telefonata con questa “commissione”, quando vi è stato chiesto di scrivere questa cosa?
Savatteri: A me la commissione piace. A me non dispiace avere un tema. Mi toglie quella libertà che mi spaventa troppo.
Malvaldi: Questi racconti per me sono una benedizione perché sono facili. Hai dei paletti fissi. Hai una linea guida chiara. Devi ammazzare qualcuno all’inizio, nel mezzo c’è la fase dell’investigazione e la risoluzione in fondo. Lo scrivere su commissione è un esercizio molto bello. Le grandi idee non è detto che vengano da una ispirazione, può venire anche da una “commissione”, basta pensare a come è nato il computer! Ben venga la necessità…la commissione…
Savatteri: Infatti la Cappella Sistina è stata commissionata.
Manzini: Io ho ricattato Sellerio, io ho scritto quello che mi pare. Sono dodici racconti bellissimi, soprattutto Dicembre …
Stassi: Io quando ricevo telefonate da Sellerio sono terrorizzato.
Cerco di riportare la cosa ad una sorta di serietà. Perché, visto che il giallo è molto popolare non finisce quasi mai nelle classifiche dei migliori libri? Perché è considerato il genere di serie B?
Stassi: Io sono il giallo per caso. Per me non è facile scrivere un giallo. Non so perché il genere non vinca premi, però qualche premio lo vince.
Manzini: Nel giallo rientrano tantissimi racconti, rientrano thriller, noir…è comunque letteratura di intrattenimento. C’è intrattenimento basso e alto. Io mi auguro che noi siamo in grado di fare intrattenimento alto. Il nostro premio è un applauso, un lettore che ci legge.
Malvaldi: Io un premio l’ho vinto, ad una competizione indetta da mio cugino… C’è da dire che c’è una condizione per diventare cultura o intrattenimento, di solito per essere cultura bisogna essere morti. Omero quando cantava l’Odissea era intrattenimento, noi ne abbiamo di strada per diventare cultura. Però se ancora oggi compriamo i libri della Christie e li leggiamo anche dopo 100 anni, allora si parla di cultura.
Savatteri: La questione del giallo è molto italiana. Nel mondo anglosassone i giallisti non sono considerati di serie B. Sellerio ha avuto il grande pregio di mettere il giallo al fianco di “alta cultura”.
La cosa strana è che i libri da edicola poi restano e fanno giri enormi. Ad esempio dai libri ci fanno le fiction. Qual è lo stato delle fiction?
Qui Malvaldi e Manzini fanno un po’ i vaghi, perché in realtà la domanda era prettamente rivolta a loro che hanno lavorato per delle fiction.
Malvaldi: Si può avere successo con una fiction. Il rapporto dell’autore con la fiction è sempre complicato, tanti libri sono diventati famosi dopo la fiction.
Savatteri: Una fiction richiede serialità. Manzini e Malvaldi hanno già una serialità e quindi è facile che loro finiscano in una fiction.
Ma vediamo troppe fiction?
Stassi: La fiction è stata inventata in Sicilia: i pupi siciliani! E qui Stassi si è lanciato nel racconto di cosa è un racconto di Pupi siciliani.
Manzini: Da libro a fiction ci sono tanti concetti. Ci sono tante cose che intervengono in una riduzione da libro a fiction. Il cinema è una cosa di famiglia, mentre un libro è un lavoro di solitudine. Nella fiction l’autore è visto come una minaccia.
Savatteri: Dentro questo libro però c’è un po’ di famiglia perché i personaggi si intrecciano con parentele varie.
Con quest’ultimo intervento la presentazione si è conclusa anche perché erano andati anche fuori tempo… Insomma si erano lasciati un pochino prendere la mano e tra battute e prese in giro il tempo è volato. Mi è piaciuto anche che abbiamo nominato in varie riprese il collega Camilleri. Soprattutto quando hanno parlato della fiction, con un rapido accenno a Montalbano. Incontro piacevolissimo. Sono stata felice di aver scelto di seguire questo incontro.





lunedì 8 gennaio 2018

Presentazione di L’architetto dell’invisibile ovvero come pensa un chimico di Marco Malvaldi




Sabato 9 dicembre 2017 all’interno della Nuvola a Roma per la fiera Più libri più liberi ho partecipato alla presentazione del libro di Marco Malvaldi L’architetto dell’invisibile ovvero come pensa un chimico.
(In corsivo le parole di Malvaldi)



Ho scelto di seguire questa presentazione perché avevo sentito parlare Malvaldi ad un convegno di Matematica con l’università Bocconi di Milano e mi era piaciuto molto. Non ho ancora letto nulla di suo, benché nella mia libreria abbia uno dei suoi lavori “La briscola in cinque”. Marco Malvaldi ha iniziato la sua presentazione in modo provocatorio parlando dell’acqua come potenziale veleno. Questo perché un chimico ragiona in termini di quantità e qualità. Quantità: qualsiasi molecola messa in quantità diverse può avere conseguenze diverse. Anche l’acqua in quantità diverse crea reazioni diverse, interagisce in tanti modi.
Da qui ha iniziato a parlare di chimica, parlava con una passione fuori dal comune tanto da rendere piacevole questa materia ai più molto ostica. Ha reso anche simpatica la figura del chimico, anche se come ha detto lui stesso: Nell’immaginario collettivo il chimico è cattivo. La chimica è conoscenza e come usiamo questa conoscenza dipende da noi. Sicuramente avere la conoscenza aiuta.

Nel corso della sua presentazione sempre con una vena divertente e provocatoria, ha nominato la serie Breaking bad. Serie molto amata da mio marito (che è un chimico) e la cosa mi ha fatto sorridere. Presenta il personaggio del professore senza più speranze che mette in campo le sue competenze chimiche per fare soldi. Anche se fa un piccolo appunto: Un chimico non scioglierebbe mai un cadavere nell’acido, ma userebbe una base: è più veloce e la scia molto meno tracce.
Poi tra il pubblico nota una ragazza con una collana con un pendente particolare: una molecola di Caffeina. Da questo spunto è partita una lezione di chimica che più affascinante non si può. Ha parlato della forma, dell’importanza della forma speculare, di come le diverse forme creino diverse reazioni e soprattutto ha collegato questo con i medicinali generici… il tutto parlando di struttura molecolare! Ha usato termini specifici e tecnici come Simmetria Chirale che sinceramente non ho mai saputo cosa fosse, ma ascoltando lui mi sono incuriosita, tanto che mentre prendevo appunti pensavo alle domande che avrei posto a mio marito. Bellissimo quando oltre a parlare di simmetria e di forme “belle” delle molecole ha detto che La molecola non è ferma. Ce la possiamo immaginare come pesetti con delle molle attaccate. Quindi la molecola si muove, oscilla, respira. Dopo una spiegazione così come si fa a non amare la chimica?
Ha poi spiegato come si possono studiare gli effetti delle diverse molecole parlando degli esperimenti sulle molecole bombardati dalla luce e dei movimenti che la molecola compie.
Un chimico guarda una molecola e potrebbe dire molto in termini di dorma e di bellezza.
A termine della presentazione alcuni tra gli astanti che avevano letto il libro in questione hanno posto domande e si sono avvicinati all’autore per scambiare due parole, io invece mi sono allontanata per correre ad un’altra presentazione, dove ho trovato nuovamente Malvaldi!!!




lunedì 11 dicembre 2017

Più libri più liberi… le mie impressioni by Manuela



Nella bella cornice (ok, si fa per dire, da romana de’ Roma trovo quella cosa lì non proprio bella, ma è un gusto personale), riprendiamo… Nella bella cornice della Nuvola nel quartiere EUR di Roma dal 6 al 10 dicembre si è svolta la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria… Dolci e io potevamo farcela scappare? Assolutamente NO!!! E infatti ci siamo andate… Tra tutti i giorni disponibili abbiamo scelto sabato 9 dicembre 2017, una bella giornata di…pioggia… Scusate, io non ho potuto fare a meno di sorridere pensando che mi trovavo nella Nuvola mentre fuori pioveva… poi mi sono venuti altri pensieri come… “C’è chi ha la testa tra le nuvole e chi ce l’ha nella Nuvola” oppure “Oggi ho proprio la testa nella Nuvola”… va bene, la smetto… torno seria.




Come stavo dicendo, sabato siamo andate alla Fiera, come una marea di gente, molti attratti dall’idea di vedere la Nuvola, molti perché interessati agli interventi in programma. Appena entrate ci siamo subito divise, un po’ perché Dolci era con Antonia (l’altra collaboratrice) ed alcune amiche, un po’ perché io avevo il mio personale “piano d’attacco”, come sempre… Quindi dopo aver conosciuto Antonia, con la quale ho scoperto di non avere gusti affini in fatto di letture, specie dopo aver visto i libri che ha comprato e aver salutato tutte, mi sono recata ai vari interventi cui volevo partecipare. Mi sono poi rivista con le altre un attimo, curiosato tra i loro acquisti e poi sono ripartita per gli altri eventi che mi interessavano. Di questi eventi vi parlerò nelle prossime “puntate”, per ora vi anticipo che erano tre presentazioni molto interessanti: “L’architetto dell’invisibile ovvero come pensa un chimico” con Marco Malvaldi; “Un anno in giallo” con quattro giallisti della casa editrice Sellerio moderati da Pietro Melati e “Il giorno della fine ti servirà l’inglese? Insegnanti e studenti nella ‘trincea del lavoro’” con due autori a me sconosciuti, ma molto simpatici.
Il primo evento a cui ho preso parte è stato un workshop di grafica (altra mia passione come pure di Dolci): Storia di una copertina con Francesco Franchi. In questo appuntamento ho visto come nasce una copertina di un settimanale, a partire dall’idea che si vuole trasmettere al bozzetto a matita, alla trasposizione digitale e alla coloritura. Nel caso specifico si trattava di una copertina di Robinson. È stato interessante anche vedere la scelta del carattere tipografico legato al tipo di copertina e anche come si arriva a decidere quale tipo di illustrazione utilizzare, sì perché i grafici fanno tante prove con tanti disegni e tanti colori diversi, insomma ora capisco perché per scegliere una copertina ci vogliono settimane!!!
Poi sono andata alle varie presentazioni e prima di lasciare la Fiera sono andata a fare un giro per gli stand. Prima di tutto sono andata a cercare Myriam Benotham, autrice che avevo avuto modo di incontrare qualche giorno fa alla presentazione del suo libro: QUI


Volevo una foto con l’autrice, perché alla presentazione ne avevamo fatte, ma nessuna che mi piacesse veramente, così sono andata alla postazione dell’edizione Astro e mi sono fermata a chiacchierare con Myriam, che si è ancora una volta dimostrata gentile e alla mano. Ci siamo intrattenute a parlare del fatto che i suoi libri sono stati immediatamente sottratti alle mie mani da mio figlio e che siamo in attesa del terzo. Per il momento mi ha detto di non aver ancora iniziato a metterci mano, anche se, come diceva alla presentazione, l’idea e la struttura è già nella sua mente, esattamente come la mia amata J. K. Rowling che quando ha fatto uscire il primo Harry Potter, già aveva in mente la struttura e le avventure di tutti e sette i capitoli. E al fianco dello stand della casa editrice Astro era posizionato uno stand di gadget di Harry Potter, con in bella mostra la Mappa del malandrino, il ciondolo Giratempo di Hermione, il ciondolo dei doni della morte di Lovegood e tante tante magliette delle varie case…e tante altre cose.
Ho guardato tante case editrici, su alcune mi sono fermata con più interesse, come la Erickson, del resto sono pur sempre un’insegnante e questa casa editrice ha tanti strumenti utili, soprattutto per gli alunni in difficoltà.
Al termine di questa bella giornata tra i libri sono tornata a casa felice, con una lista di libri da leggere enormemente allungata… sono senza speranza!!!