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domenica 13 maggio 2018

Recensione #6 Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti by Manuela Menna



Autrice: Ilaria Tuti
Titolo: Fiori sopra l'inferno
Editore: Longanesi
Pagine: 366
Data di pubblicazione: 4 gennaio 2018

Trama
«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell'orrido che conduce al torrente, tra le pozze d'acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l'esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l'inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l'inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall'età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l'indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura»




Recensire un giallo non è mai facile, questo thriller è difficilissimo… Anche solo raccontando la trama si rischia di svelare qualcosa e rovinare il gusto della lettura… Quindi ho deciso di fare una recensione fatta di “sensazioni”. Leggendo questo romanzo ne ho provate tante…
Per tutto il racconto rimani con il fiato sospeso, viaggi tra il disgusto per le malvagità che l’assassino compie e la compassione per lo stesso, che non è poi così mostro… Il mostro di Travenì è complesso. È sadico, è “mostruoso” e al tempo stesso è capace di provare dei sentimenti… è spietato con le sue vittime tanto da deturparle a morsi e/o con le mani, ma allo stesso tempo è capace di lasciare libera una preda quando vede il suo cucciolo vicino a lei o quando vede la vittima piangere, è capace poi di vegliare sui bambini, quasi volesse proteggerli. Sicuramente provi orrore per quello che fa alle sue vittime, ma non puoi esimerti dal provare pena per lui. Mentre leggi provi senso di nausea, le descrizioni degli orrori commessi, non solo dall’assassino, sono così evocative che le vedi e ti rimangono impresse nella mente. Non riesci ad allontanarle, sono vivide, vere, reali… sono shoccanti!
Tutta la storia è ben costruita, gli indizi sono ben disseminati e ci sono vari richiami tra i capitoli che ti permettono di seguire il lavoro degli investigatori. Rimani incollato alle pagine, continui a leggere capitolo dopo capitolo perché sei curioso di vedere se il tuo lavorio corrisponde con quanto portato avanti dalla polizia. La cosa che mi è piaciuto è il fatto che gli ispettori, ma in generale tutti i personaggi, sono visti nelle loro diverse sfaccettature, lato professionale e lato umano.
Tutti i personaggi sono completi, dettagliati, ben definiti. Sono persone vere. Complesse, a volte contraddittorie, ma molto vicine alla realtà. Non c’è bene e male ben definito e diviso, ma ogni personalità ha in se tratti dell’uno e dell’altro aspetto.
Gli attori di questa storia sono tanti, chiaramente io ho i miei preferiti e tra questi c’è sicuramente il Commissario Battaglia. Teresa è una “cacciatrice”, una donna forte, determinata. Conosce i propri limiti ma non si concede debolezze. Ha ben chiaro quello che le sta succedendo, il decorso della sua malattia, ma non ne fa un punto di debolezza, questo dolore diventa una spinta a dare il meglio di sé e delle sue capacità…
il dolore era diventato una parte di lei, non più ostile. Era quasi un amico fraterno, un fardello che era necessario portare per non rinunciare ai ricordi.
C’è poi l’ispettore Marini, l’ultimo arrivato. Vorrebbe fare bella figura, colpire con le sue deduzioni il commissario, in realtà imparerà cosa vuol dire lavorare seriamente a un caso, imparerà che per risolvere il delitto bisogna studiare, approfondire tutto, andare alla ricerca e verificare tutte le possibili strade anche quelle che sembrano assurde o innocue a una prima analisi.
Si era appena reso conto che quello non era un «normale» caso di omicidio. C’era psicosi, e qualcos’altro di più pericoloso, che Teresa non era ancora in grado di definire.
Non avrebbero trovato le rispose in un movente comune. La mente umana on partoriva un incubo del genere per gelosia, per vendetta o per denaro. Quel feticcio aveva un significato molto complesso. Chiedeva attenzione perché aveva molto da raccontare.
Tutta la squadra di investigatori aiuta a fare il quadro della situazione.
Una menzione d’onore, non proprio positiva, la occupa però il medico Carlo Ian… devo dire che mi aveva forviato, lo ho apprezzato, mi piaceva come si rapportava con i bambini del paese, il fatto che fosse latore di informazioni utili… Insomma un bel personaggio, bene tratteggiato, con una psicologia talmente complessa da mettere in luce le sue parti in contrapposizione, bianco e nero, bene e male.
Ci sono poi i miei preferiti in assoluti, quelli che, secondo me, sono i veri protagonisti: i bambini di Travenì. Mathias, Diego, Oliver e Lucia sono la chiave di tutto.
Quei bambini erano gli uni per gli altri la famiglia, ecco perché proteggevano il loro segreto. Un segreto innocente, che però metteva alla prova ogni giorno la loro capacità di escludere il mondo dal gruppo.
E alla fine un pensiero corre all’assassino, una presenza costante in tutto il romanzo. Lo si vede agire, aspettare, osservare anche se non lo si può individuare. Potrebbe essere ciascuno degli abitanti di Travenì, potrebbe essere ognuno dei personaggi presentati in questa avventura. Ha un quadro psicologico contraddittorio.
Lui proteggeva i bambini, però allo stesso tempo annientava le loro famiglie.
Quando alla fine viene individuato non puoi fare a meno di provare pena per lui. Soffri per lui.La conclusione del romanzo è chiarificatrice. Tutto prende il suo giusto posto, la sua giusta definizione. Rimani spiazzato nella conclusione, non è affatto scontata. A dire il vero, quando sei verso gli ultimi capitoli inizia ad arrivare alle stesse deduzioni del commissario Battaglia, ma nel momento delle “spiegazioni finali” rimani col fiato sospeso, perché fino all’ultimo speri che non sia quella la vera spiegazione. Sapere poi, dalla nota dell’autore, che tutto quanto ha una base storica e scientifica documentata e documentabile ti fa un certo effetto.
La “fabula” è su più piani. C’è il passato con un racconto dettagliato a mo’ di diario, una sorta di promemoria per osservare progressi e/o regressi. Una sorta di documentazione medica. C’è il livello presente dove si intrecciano i fatti e le vite dei personaggi. Troviamo la narrazione relativa alla squadra investigatrice, che mette in risalto il lavoro e le ricerche, senza tralasciare la parte umana, la vita di ciascuno, le sensazioni e le emozioni. In questo filone fondamentale è la vita di Teresa, la sua condizione di donna forte, ma profondamente sola che ha fatto della solitudine la sua coinquilina. C’è l’aspetto relativo alla vita dei bambini del paese. Per ultimo c’è lo sguardo sul modus operandi del mostro di Travenì, ma anche qui è dato risalto al suo intimo, ai suoi sentimenti, alle sue sensazioni più istintuali.
I capitoli sono brevi, ben strutturati e legati tra loro. Ogni tanto ci sono flash legati al passato, sembrano un “intermezzo”, in realtà sono piccole luci che mantengono viva l’attenzione e soprattutto ti spingono a fare congetture con il commissario Teresa. Il linguaggio fluido e apparentemente semplice, è curato e preciso, quasi ricercato. Molti sono i riferimenti medici, specialmente legati alla psicologia. Confesso che in alcuni casi ho dovuto ricorrere al dizionario (… somma gioia per me, perché mi piace quando attraverso una lettura posso imparare qualcosa di nuovo!!!). La lettura è scorrevole e piacevole, coinvolgente.
Un tema che possiamo leggere tra queste pagine è la violenza verso i più deboli. Che sia la violenza fisica o psicologica, sempre violenza è… viene posto l’accento su quello che consegue a certe violenze. Teresa ne parla con i bambini del paese…
«Nessuno sbaglio che facciamo giustifica chi fa del male, ma ci ho messo un po’ a capirlo.»
E questo messaggio dovrebbe arrivare a tutte le persone, donne o bambini, che subiscono violenze!!!
Io amo guardare i film polizieschi e/o i gialli, amo anche leggere qualche thriller. Questa, nello specifico, è stata una lettura forte. Ho provato repulsione, paura, angoscia e sollievo… e quando un libro riesce a darti tutte queste emozioni vuol dire che è un buon libro!!!



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