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venerdì 29 marzo 2019

Cover reveal Verso il frastuono del caos di Carmen Jenner


Afghani, americani, uomini, donne, bambini... non fa differenza, perché il terrore suona sempre allo stesso modo nel buio, poco importa da quali polmoni venga strappato via.



Traduzione di: Raffaella Patriarca
Progetto grafico: Hang Le
Genere: Contemporary Romance; Military fiction

Jake Tucker è un uomo a pezzi. A ventidue anni, ingenuo e inquieto, si è arruolato in Marina. Nove anni e quattro missioni dopo, Jake ritorna sul suolo americano, anche se la sua mente è rimasta saldamente radicata nelle sabbie dell’Afghanistan, insieme agli uomini che non ce l’hanno fatta.
Ferito, annientato e gettato via dalla guerra, Jake ha come compagnia solo il suo cane, Nuke, una sindrome da stress post-traumatico e il senso di colpa del sopravvissuto. Per nove anni non è passato istante senza che non si sia chiesto quando per lui sarebbe stato l’ultimo giorno, ma c’è ben poco conforto nel fatto che sia ancora vivo, quando nessuno del suo plotone lo è più.

Ellie Mason non ha tempo per gli uomini spezzati dalla vita. È troppo impegnata a cercare di portare del cibo in tavola. E fare fronte alle esigenze di Spencer, suo figlio, affetto da autismo, talvolta è come combattere dietro le linee nemiche. Come se destreggiarsi nei campi minati dell’essere una madre single non fosse sufficiente, Ellie si sente attratta da quel tranquillo Marine, solitario quanto lei. Ma ha già amato uomini traumatizzati, e ne è uscita straziata.
Ambientato nel pittoresco scenario di Fairhope, Alabama, Ellie e Jake si ritrovano coinvolti nel frastuono del caos.

L’amore è guerra. Solo il più forte sopravvive, e la resa è inevitabile.



È così che funziono. Ecco perché mi riesce così difficile comportarmi come un normale adulto, perché una metà di me sarà sempre in una zona di guerra, lo sguardo che scruta il pericolo, alla ricerca di un modo per rendermi utile e combattere, e nessuna quantità di farmaci o massime zen del mio strizzacervelli riuscirà a cambiare questa realtà. Sono sempre in lotta con il mio cervello ed è lui a vincere, perché come fai a combattere una battaglia che si svolge solo nella tua testa? Come fai a disfare tutto quello che hai fatto? Come fai a dimenticare le urla e i volti dei tuoi commilitoni, mentre nei loro occhi si spegne la luce?

Mio figlio non ha un problema comportamentale e non fa i capricci; funziona semplicemente in un modo diverso dal nostro. Loro non capiscono che i tacos sono in assoluto l’elemento più importante dei Taco Martedì, e che non possiamo fare a meno dei fagioli rifritti solo perché la mamma, domenica dopo la funzione in chiesa, si è dimenticata di comprarli al mercato, o che di martedì lui indossa la sua maglietta Taco-sauro Rex, che adesso non può mettere perché sporca di sangue. Loro non sanno che puoi fissarlo negli occhi due secondi, ma non tre, perché tre è un numero che non gli piace. Tre secondi lo mettono talmente a disagio che lui non conosce altro modo per esprimerlo se non irrigidirsi del tutto e gridare a squarciagola o buttarsi a faccia in giù sul pavimento del supermercato perché non vuole che nessuno lo fissi negli occhi per più di due secondi.


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