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lunedì 4 giugno 2018

Incontro con Silvia Truzzi a SalTo18 by Manuela




L’interno della manifestazione del 31° Salone Internazionale del Libro di Torino #salTO18, nella zona Spazio Autori si è tenuto l’incontro con Silvia Truzzi, autrice di Fai piano quando torni edito da Longanesi.

L’esordio nella narrativa si Silvia Truzzi, firma de Il Fatto Quotidiano, ruota attorno all’incontro-scontro tra due donne diversissime e alla nascita della loro improbabile amicizia.









La presentazione è stata guidata da Andrea Bajani.
Andrea ha subito introdotto il romanzo, raccontando a grandi linee cosa possiamo trovare tra le pagine di questa storia. Questo è un libro che parla di amicizia e fedeltà. Siamo in un ospedale: una ragazza, Margherita, e una donna anziana, Anna, si trovano a condividere uno spazio e una fragilità. L’ospedale del resto è il luogo dove si capisce che da soli non ci se la fa, è il luogo della cura. È il luogo della solidarietà perché si condivide anche una intimità forzata. Questo è un libro sull’amore, in tutte le sue forme.
Andrea: Silvia la conosciamo principalmente come giornalista de Il Fatto Quotidiano. Ora, il fatto di essere una giornalista ti ha condizionato nello scrivere il romanzo? E poi tornando ad essere giornalista con quale eredità ti sei rimessa a scrivere gli articoli di attualità?
Silvia: Avevo pudore a scrivere, non mi ero mai cimentata nella narrativa. Questo genere provoca imbarazzo, perché salta fuori tutto di te. In un certo senso la scrittura è terapeutica. In questo libro c’è un aspetto profondo della mia vita, la perdita di mio padre. In questo libro ho pensato a mio padre con gioia e non con nostalgia. Scrivere per mestiere aiuta a scrivere anche un romanzo, perché scrivere è esercizio. C’è però un cambio di registro, questa è la parte difficile. Ho avuto degli imbarazzi dopo il disvelamento del mio profondo, ma non me ne sono mai pentita.
Andrea: Anna insegna il futuro a Margherita, forse perché ha una “rincorsa”, presa nel passato, più lunga…
Silvia: Margherita non riesce a far passare il suo passato, mentre la signora Anna ha un rapporto con il passato più gioioso, perché non ha paura del futuro, ha il sentimento del futuro.
Andrea: Ci sono molti autori che tendono a mettersi molto in mostra, ci sono altri romanzi in cui l’Io dell’autore non è manifesto, ma esce fuori in alcuni sprazzi, emerge nelle emozioni. Ci sono autori che raccontano la storia di qualcun altro come accade per Emmanuel Carrère (Vite che non sono la mia, Einaudi, 2011). Net tuo caso, la storia ti è venuta da qualcuno o è nata dalla tua immaginazione?
Silvia: Ho conosciuto veramente la signora Anna. Mi ha raccontato la sua vita e mi ha fatto leggere le sue “lettere clandestine”. Ho preso l’ossatura della sua storia, ma ho cambiato tante cose… Le lettere nella loro tenerezza mi avevano stregato, sul loro sfondo c’è anche la Storia dell’Italia.
Andrea: Tra Anna e Nicola c’è stata una grande fedeltà, una fedeltà nella vita. Pur divisi si sono tenuti presenti, vivi nei pensieri. Nonostante si parli di un “supposto adulterio”, questo libro parla di una forte fedeltà.
Silvia: Per entrambi, Anna e Nicola, era rimasto l’imprinting del primo amore. Nonostante entrambi fossero andati avanti. In Anna però non ci sono rimpianti, c’è nostalgia, ma non recriminazioni. Si può sintetizzare in una frase: “Tu sei per me il mio pensiero felice”.
Andrea: Il vero personaggio nostalgico è Margherita, fondamentalmente perché c’è paura per il futuro.
Andrea fa presente che le lettere sono davvero molto importanti, ma che sono una corrispondenza tra due persone degli anni sessanta, che vivono molti cambiamenti, come la legge sul divorzio, e soprattutto che sono scritte da persone con una scolarizzazione elementare.
Silvia: Le lettere erano fondamentali. Erano il collante della loro storia. Per questo ho voluto inserirle all’inizio del capitolo. Ho dovuto lavorare molto per via degli errori (per esempio il congiuntivo), o per la presenza dei “regionalismi”, perché Nicola era napoletano. Il dialetto napoletano è un’altra lingua.

Andrea: Il libro è “arioso”. Ci sono momenti di allegria e momenti di commozione.
Con questa frase termina la presentazione e Silvia si è dedicata al firma-copie. Quindi ci siamo avvicinate per far firmare la nostra copia, acquistata immediatamente, perché questo evento è stato davvero coinvolgente e se all’inizio ero solo incuriosita dal romanzo al termine dell’incontro ero certa che lo volevo assolutamente leggere. Come ho detto all’autrice, sarà una delle mie prossime letture…
Una curiosità: al momento del firma-copie una ragazza si è avvicinata con il romanzo senza la sopra-copertina. Silvia ha domandato perché fosse senza e la ragazza ha risposto che le dispiaceva rovinarla e quindi l’aveva lasciata a casa. Silvia ha sorriso e ha detto che lei è molto affezionata all’immagine di copertina, che è una foto del suo album di famiglia, è la foto della sua mamma. Mentre lo diceva le brillavano gli occhi per l’emozione.



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