REGOLE:
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Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
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Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
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Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
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Buona
domenica, oggi voglio lasciarvi l'incipit di un libro che leggerò a
breve.
La
rubrica nasce da un'idea del blog Il
profumo dei libri.
DI
NUOUO CON TE di KATIE McGARRY
Chevy
Le
indicazioni del compito di inglese che non ho fatto sporgono
dall'alto della cartellina:Due strade divergevano in un bosco
ingiallito. Peccato non poterle percorrere entrambe.
La
storia della mia vita.
Secondo
il mio allenatore di football, delle due maledette strade che ho
dovuto affrontare la scorsa settimana, ho scelto quella sbagliata. Mi
sono imbattuto nel coach proprio mentre andavo a inglese e mi ha
rimproverato per la mia patetica capacità decisionale, quando ho
scelto di sostenere il Motoclub Reign of Terror anziché uno dei
membri della squadra di football.
Non
solo mi ha fatto il culo, ma con la sua predica mi ha fatto pure
arrivare in ritardo a inglese, senza giustificazione. Grandioso,
perché l'insegnante di inglese odia gli studenti ritardatari tanto
quanto io odio guidare la mia moto quando ci sono quaranta gradi e
piove.
Giro
l'angolo, poi sbircio dalla finestrella sulla porta della mia aula.
La signora Whitlock è in piedi di fronte alla cattedra, con la sua
camicia bianca d'ordinanza, la longuette grigia e la montatura degli
occhiali nera. Dall'ultima fila, il mio miglior amico Rasoio incrocia
il mio sguardo e scuote la testa.
Dannazione.
Significa che alla prof oggi gira male e si rifiuta di lasciare
entrare chiunque.
Io
non metto mai la coda tra le gambe, ma quella donna è una delle
poche che riesce a farmi implorare. Se non mi farà entrare, allora
mi segnerà come assente, la segreteria penserà che abbia saltato
apposta la scuola e questo significa che non potrò partecipare alla
partita di football di questa sera.
Quando
busso, la finestrella vibra. L'intera classe gira la testa nella mia
direzione, tutti tranne la signora Whitlock. Sento i muscoli del
collo tendersi. È una delle persone più tenaci che io conosca e mio
nonno è il presidente di un club motociclistico. Questo la dice
lunga.
Inizia
a scrivere sulla lavagna e io busso di nuovo. Questa volta la signora
Whitlock si volta dalla mia parte e mi guarda come se avessi preso a
calci un cucciolo. Ho capito. Sono in ritardo. Sono la feccia
dell'umanità, quindi lasciami portare le mie chiappe dentro in modo
che io possa giocare a football.
C'è
un ragazzo nel mio club, Porcile. Ha quasi la stessa età della
signora Whitlock, quasi trenta, e ha una cotta per questa donna,
anche se lei non lo degnerebbe mai di uno sguardo. Quando c'è lei in
giro, in pratica lui va a sbattere contro i muri, tanto è impegnato
a farle la radiografia. Io non la trovo bella... mi sembra solo
incazzata, un ostacolo tra me e il giocare.
La
signora Whitlock indica l'orologio sopra la scrivania. Mi sta dicendo
che posso aspettare. Se sono fortunato, aprirà la porta dopo il
test, per il quale riceverò uno zero. Se non sono così fortunato,
non aprirà proprio la porta.
Due
patetiche strade e io posso percorrerne solo una. Da nessuna parte in
quella stupida poesia si diceva che c'era del buono e del cattivo in
entrambe e che, qualche volta, è meglio non scegliere, ma accamparsi
al bivio e non fare niente.
Sbatto
il pugno sull'armadietto più vicino, quasi gustandomi il dolore.
«Ti
senti meglio?»
Un'occhiata
al corridoio e mi paralizzo. Non importa quante volte la veda in un
giorno, riesce sempre a togliermi il fiato. Violet è appoggiata
contro l'armadietto, bellissima come sempre. Setosi capelli rossi le
scendono sulle spalle, un paio di jeans strappati che sembrano
tagliati su misura per le sue curve e parecchi braccialetti ai polsi
che tintinnano quando si muove.
Mi
sento meglio? Per niente, ma annuisco comunque, mentre tento di
capire se mi dà più dolore stare da solo con Violet o farmi
strappare le palle. «Non fa male.»
«Sì,
lo vedo che sbattere il pugno contro l'armadietto non fa male.»
Sorrido
perché mi ha capito e, soprattutto, perché Violet ha fatto una
battuta. Da quando ci siamo lasciati, la scorsa primavera, le cose
tra di noi sono state tese. Da parte sua e da parte mia. Certe
persone, come me e Violet, non sanno come stare l'una vicina
all'altra quando le strade si dividono. «Ora parliamo?»
«Io
sono chiusa fuori dall'aula. Tu sei chiuso fuori dall'aula. Non posso
ignorarti, se è questo che vuoi.»
Non
lo è. Non ho mai voluto che mi ignorasse. «Perché sei in ritardo?»
Violet
stringe le labbra e distoglie lo sguardo. Il mio sesto senso si
agita. C'è qualcosa che non va. La conosco da sempre. Siamo nati a
poche settimane di distanza e abbiamo imparato a gattonare sul
pavimento appiccicoso del club del Reign of Terror insieme. Siamo
stati amici, sempre amici, finché un giorno non siamo stati più
solo amici. Siamo diventati qualcosa di più, e poi abbiamo perso
tutto.
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