Pagine

domenica 16 luglio 2017

Chi ben comincia #16




REGOLE:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti


Buona domenica, oggi voglio lasciarvi l'incipit di un libro che leggerò a breve.

La rubrica nasce da un'idea del blog Il profumo dei libri.

DI NUOUO CON TE di KATIE McGARRY


Chevy
Le indicazioni del compito di inglese che non ho fatto sporgono dall'alto della cartellina:Due strade divergevano in un bosco ingiallito. Peccato non poterle percorrere entrambe.
La storia della mia vita.
Secondo il mio allenatore di football, delle due maledette strade che ho dovuto affrontare la scorsa settimana, ho scelto quella sbagliata. Mi sono imbattuto nel coach proprio mentre andavo a inglese e mi ha rimproverato per la mia patetica capacità decisionale, quando ho scelto di sostenere il Motoclub Reign of Terror anziché uno dei membri della squadra di football.
Non solo mi ha fatto il culo, ma con la sua predica mi ha fatto pure arrivare in ritardo a inglese, senza giustificazione. Grandioso, perché l'insegnante di inglese odia gli studenti ritardatari tanto quanto io odio guidare la mia moto quando ci sono quaranta gradi e piove.
Giro l'angolo, poi sbircio dalla finestrella sulla porta della mia aula. La signora Whitlock è in piedi di fronte alla cattedra, con la sua camicia bianca d'ordinanza, la longuette grigia e la montatura degli occhiali nera. Dall'ultima fila, il mio miglior amico Rasoio incrocia il mio sguardo e scuote la testa.
Dannazione. Significa che alla prof oggi gira male e si rifiuta di lasciare entrare chiunque.
Io non metto mai la coda tra le gambe, ma quella donna è una delle poche che riesce a farmi implorare. Se non mi farà entrare, allora mi segnerà come assente, la segreteria penserà che abbia saltato apposta la scuola e questo significa che non potrò partecipare alla partita di football di questa sera.
Quando busso, la finestrella vibra. L'intera classe gira la testa nella mia direzione, tutti tranne la signora Whitlock. Sento i muscoli del collo tendersi. È una delle persone più tenaci che io conosca e mio nonno è il presidente di un club motociclistico. Questo la dice lunga.
Inizia a scrivere sulla lavagna e io busso di nuovo. Questa volta la signora Whitlock si volta dalla mia parte e mi guarda come se avessi preso a calci un cucciolo. Ho capito. Sono in ritardo. Sono la feccia dell'umanità, quindi lasciami portare le mie chiappe dentro in modo che io possa giocare a football.
C'è un ragazzo nel mio club, Porcile. Ha quasi la stessa età della signora Whitlock, quasi trenta, e ha una cotta per questa donna, anche se lei non lo degnerebbe mai di uno sguardo. Quando c'è lei in giro, in pratica lui va a sbattere contro i muri, tanto è impegnato a farle la radiografia. Io non la trovo bella... mi sembra solo incazzata, un ostacolo tra me e il giocare.
La signora Whitlock indica l'orologio sopra la scrivania. Mi sta dicendo che posso aspettare. Se sono fortunato, aprirà la porta dopo il test, per il quale riceverò uno zero. Se non sono così fortunato, non aprirà proprio la porta.
Due patetiche strade e io posso percorrerne solo una. Da nessuna parte in quella stupida poesia si diceva che c'era del buono e del cattivo in entrambe e che, qualche volta, è meglio non scegliere, ma accamparsi al bivio e non fare niente.
Sbatto il pugno sull'armadietto più vicino, quasi gustandomi il dolore.
«Ti senti meglio?»
Un'occhiata al corridoio e mi paralizzo. Non importa quante volte la veda in un giorno, riesce sempre a togliermi il fiato. Violet è appoggiata contro l'armadietto, bellissima come sempre. Setosi capelli rossi le scendono sulle spalle, un paio di jeans strappati che sembrano tagliati su misura per le sue curve e parecchi braccialetti ai polsi che tintinnano quando si muove.
Mi sento meglio? Per niente, ma annuisco comunque, mentre tento di capire se mi dà più dolore stare da solo con Violet o farmi strappare le palle. «Non fa male.»
«Sì, lo vedo che sbattere il pugno contro l'armadietto non fa male.»
Sorrido perché mi ha capito e, soprattutto, perché Violet ha fatto una battuta. Da quando ci siamo lasciati, la scorsa primavera, le cose tra di noi sono state tese. Da parte sua e da parte mia. Certe persone, come me e Violet, non sanno come stare l'una vicina all'altra quando le strade si dividono. «Ora parliamo?»
«Io sono chiusa fuori dall'aula. Tu sei chiuso fuori dall'aula. Non posso ignorarti, se è questo che vuoi.»
Non lo è. Non ho mai voluto che mi ignorasse. «Perché sei in ritardo?»
Violet stringe le labbra e distoglie lo sguardo. Il mio sesto senso si agita. C'è qualcosa che non va. La conosco da sempre. Siamo nati a poche settimane di distanza e abbiamo imparato a gattonare sul pavimento appiccicoso del club del Reign of Terror insieme. Siamo stati amici, sempre amici, finché un giorno non siamo stati più solo amici. Siamo diventati qualcosa di più, e poi abbiamo perso tutto.



Nessun commento:

Posta un commento